Continua a divampare il fuoco delle polemiche sulle armi 3D, dopo il rilascio del file per la stampa in tre dimensioni del plastificato Liberator. Testata sul campo dai responsabili della discussa non profit Defense Distributed , la pistola ha attirato le attenzioni della polizia australiana, che ha speso più di una giornata ad assemblare tutti i suoi componenti in ABS.
Di facile costruzione, il modello Liberator rilasciato da Defense Distributed riuscirà ad evadere i classici controlli dei metal detector, un pericolo evidente per la sicurezza di tutti i cittadini agli antipodi. Lo stesso governo australiano ha iniziato a riflettere sulla possibilità di dichiarare illegali quelle attività di scaricamento, stampa in tre dimensioni e assemblaggio delle armi da fuoco .
Nel nuovo bollettino diramato dal Dipartimento per la Sicurezza Nazionale (DHS) statunitense, la proliferazione di armi plastificate potrebbe seriamente risultare “incontrollabile, impossibile da contenere” . L’imponente volume di download registrato dal modello Liberator continua a preoccupare le autorità statunitensi, dopo le minacce sulla presunta violazione delle norme relative al traffico internazionale di armi.
Pizzicato dalle critiche di natura tecnica – la stessa polizia australiana ha mostrato l’improvvisa esplosione della pistola dopo pochi colpi – il plastificato di Defense Distributed è stato addirittura superato da un anonimo hobbista del Wisconsin, padre del progetto CAD Lulz Liberator. Con appena 25 dollari di materiale – e una stampante 3D dal prezzo decisamente inferiore – il misterioso Joe è riuscito a sparare ben nove colpi .
Mentre l’appassionato di armi Jeff Heeszel riesce a stampare proiettili con una stampante Solidoodle 3 dal costo di circa 800 dollari, l’agenzia spaziale statunitense NASA ha garantito un fondo di 125mila dollari all’ingegnere meccanico Anjan Contractor, per lo sviluppo di un prototipo di stampante 3D che risulti in grado di mescolare zuccheri, proteine e carboidrati per la creazione di vero cibo in tre dimensioni .
Se da un lato il governo statunitense è preoccupato per la diffusione dei progetti CAD nelle mani degli armaioli amatoriali, dall’altro c’è intenzione di introdurre le tecnologie di stampa 3D per fini più pacifici. Il prototipo studiato da Contractor potrebbe risultare utilissimo per gli appetiti spaziali, mentre alla University of Michigan si stampano trachee a base di biopolimeri per aiutare i giovani pazienti con problemi di natura respiratoria.
Mauro Vecchio