Dopo la presentazione nelle aule parlamentari del disegno di legge 2485 e la proposta sostenuta da Stefano Rodotà all’ Internet Governance Forum 2010 , la discussione sull’inserimento di un “bis” all’interno dell’articolo 21 della Costituzione Italiana relativo al diritto d’accesso alla Rete torna d’attualità. Il Consiglio provinciale di Roma ha infatti approvato la mozione promossa dal gruppo del PD circa l’ introduzione nella Carta Costituzionale italiana “dell’articolo 21 bis per garantire a tutti i cittadini il diritto di accedere alla rete Internet”.
I primi firmatari sono il capogruppo Emiliano Minnucci e il consigliere Daniele Leodori. Nella nota si legge: “L’art. 21 bis secondo quanto proposto dal giurista e costituzionalista Stefano Rodotà citerebbe: Tutti hanno eguale diritto di accedere alla Rete Internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale “.
Secondo Minnucci, il sostegno dell’accesso alla rete e quindi la diffusione del WiFi e della banda larga è forte e chiaro e deve essere considerato come un obbligo di servizio universale fino a chiederne il riconoscimento legislativo come, illustra il capogruppo, “corollario all’attuale art.21 della Costituzione sulla libertà di stampa”.
Tale iniziativa si situa, secondo Leodori, nel piano provinciale di Roma per colmare il digital divide: “Per questo la Provincia ha da tempo varato il Piano innovazione contro il digital divide promuovendo la diffusione di una rete WiFi accessibile gratuitamente. Sono ormai 500 le postazioni attivate dall’amministrazione Zingaretti sul territorio provinciale”.
I due promotori, inoltre, non risparmiano critiche all’opposizione, schierata contro questa mozione fino a teorizzare, secondo i due esponenti della maggioranza nella Provincia di Roma, la necessità di dover temere la rete, in una censura condannabile come reazionaria e liberticida.
Cristina Sciannamblo