È una vicenda alquanto bizzarra quella che ha visto protagonista Ai-Da durante la sua trasferta in Egitto, al fine di esporre le proprie opere al fianco della Grande Piramide di Cheope: l’appuntamento (nella cornice del festival Forever is Now) è stato quasi cancellato, per l’impossibilità dell’artista a parteciparvi, poiché trattenuta dalle autorità del paese per ben dieci giorni in quanto ritenuta una spia. Nulla che potrebbe risultare in tema con queste pagine, se non fosse che si tratta di un robot basato su un sistema di intelligenza artificiale istruito appositamente per dare libero sfogo alla creatività.
L’artista robot confusa per una spia
La stessa sorte è toccata al suo creatore, Aidan Meller, di cui riportiamo poco più avanti una dichiarazione in forma tradotta rilasciata poco prima che tutto si risolvesse. L’episodio ha avuto inizio quando, all’ingresso del paese, le guardie di confine hanno notato due telecamere posizionate all’interno degli occhi dell’automa antropomorfo, in aggiunta alle altre componenti tecnologiche che lo formano. Si è reso necessario l’intervento dell’ambasciatore britannico per sbrogliare la matassa e giungere alla liberazione.
È un’artista robot, voglio essere molto chiaro a questo proposito. Non è una spia. Le persone hanno paura dei robot, posso capirlo, ma l’intera situazione è ironica, poiché l’obiettivo di Ai-Da è sempre stato quello di mettere in guardia a proposito del potenziale abuso dello sviluppo tecnologico. Ora è trattenuta proprio perché tecnologica. Penso che Ai-Da apprezzerebbe il paradosso.
Di Ai-Da abbiamo parlato in primavera, anticipando la mostra delle sue opere ospitata in estate dal Design Museum di Londra. Non si tratta certo della prima iniziativa messa a punto per impiegare algoritmi di intelligenza artificiale con finalità artistiche (alcune creazioni sono state cedute per centinaia di migliaia di dollari), ma certamente è tra le più originali.