Articolo 11 e articolo 13 della riforma europea del copyright: due passi verso una svolta per il Web o almeno per come lo si è sempre inteso fino ad oggi. Eppure questi passi sono stati fatti proprio oggi presso il Parlamento Europeo , dove in Commissione Giuridica non sono state mosse sufficienti obiezioni ai testi portati in aula. Ed è così che, in attesa di una approvazione definitiva, sia l’art.11 che l’art.13 procedono di un ulteriore passo verso quella che sarebbe una trasformazione storica. Ma si tratta di una trasformazione, secondo opinione largamente condivisa, di estrema pericolosità ed in grado di minare alla radice la libertà che il Web incarna da quando è nato.
Non è in ballo una discussione sulla necessità di migliorare l’attuale stato dei fatti, né bisogna cadere nella tradizionale dicotomia pro/contro che polarizza e semplifica le situazioni invece di consentire un aperto e costruttivo confronto. Nel caso dell’art.11 non è in discussione il fatto che si possa fare qualcosa di meglio per tutelare i produttori di contenuti e nel caso dell’art.13 non è in discussione il fatto che la gestione del copyright possa essere migliorata. In discussione sono invece gli strumenti messi in ballo ed i modi nei quali vengono implementati nella legislazione europea, poiché in entrambi i casi si aprono le porte ad una possibile ecatombe che una legislazione ben formata mai dovrebbe poter consentire.
Approvato l’articolo 11
Il caso del giorno è anzitutto quello dell’art.11 della riforma ( qui il testo in versione integrale ), già legato a doppio filo all’hashtag #linktax. Il testo apre i presupposti a che gli editori debbano dover consentire ad una piattaforma esterna l’uso dei propri contenuti, anche sotto forma di abstract (quale ad esempio lo sfruttamento su aggregatori o motori di ricerca). Ciò imporrebbe pertanto un lavoro complesso ed una inversione delle dinamiche odierne, forzando una trattativa tra le parti il cui esito sarebbe comunque tutto da verificare. Ma è così che si può foraggiare un’editoria in difficoltà, oppure non è sugli snippet che può essere giocata questa partita? Non avrebbe più senso operare su un altro piano, invece che vietare a livello normativo la fruizione (nei limiti del fair use) di contenuti altrui? Dove iniziano i rischi e dove finiscono le opportunità di un cambio di rotta tanto repentino e tanto vincolante per la libertà di cui il Web si nutre? Il testo mina alla base quella minima condivisione di informazioni, spesso rappresentata da semplici abstract con link, che rappresenta il tessuto stesso del Web. Porre un limite a questa dinamica significa gettare sabbia negli ingranaggi, con più o meno consapevolezza di quanto ciò possa essere deleterio per ognuna delle parti chiamate in causa.
A onor di cronaca, all’interno della commissione è presente la seguente compagine italiana: Laura Ferrara (M5S), Isabella Adinolfi (M5S), Enrico Gasbarra (PD), Mario Borghezio (Lega Nord) e Sergio Cofferati (Sinistra Italiana). Sebbene la maggior parte di questi ultimi sia molto attiva su Twitter, solo uno dei rappresentanti italiani ha al momento espresso la propria opinione sul voto odierno che ha visto approvato l’articolo 11 :
Il risultato del voto di oggi in Commissione #Giuridica è stato deludente, sono passati gli articoli 11 e 13 che mettono a repentaglio la libertà di espressione e l’#internet libero così come lo conosciamo.#filters #CensorshipMachines #linktax #SaveYourInternet #FixCopyright pic.twitter.com/oL1KMfm18F
— Isabella Adinolfi (@Isa_Adinolfi) June 20, 2018
La lettera aperta inviata nei giorni scorsi ad Antonio Tajani, firmata tra gli altri da Vint Cerf e Tim Berners Lee, cade quindi per il momento nel vuoto. L’appello ad un ripensamento in extremis sembra non aver raggiunto i parlamentari, i quali non sembrano al momento dare troppa importanza alle conseguenze del voto odierno. #saveyourinternet, #linktax e altri hashtag non sembrano per il momento aver attecchito nella consapevolezza sulla nuova riforma europea del copyright. Ma il prossimo appuntamento è già per inizio luglio, quando il testo sarà discusso e votato in plenaria dall’intero Parlamento Europeo.