Aruba ha presentato, presso il proprio Global Cloud Data Center di Ponte San Pietro (BG), il nuovo Team Aruba per il campionato di MotoE. Un evento in grande stile, con l’innovativo Data Center che fa da sfondo, scenografia e ispirazione ai protagonisti del campionato che sta per avere inizio e che terminerà sul circuito Marco Simoncelli di Misano nel prossimo mese di settembre. Per Aruba non si tratta semplicemente di un progetto di comunicazione: Stefano Cecconi, amministratore delegato Aruba, guiderà in prima persona anche le operazioni del team MotoE dimostrando massima integrazione tra due progetti che si nutrono dei medesimi principi.
MotoE: Aruba presenta il proprio team
Perché Aruba ha scelto di scendere in pista nel mondiale di MotoE? Il motivo è in realtà ben più chiaro di quanto non potrebbe sembrare e sta tutto nelle forti analogie tra questi due mondi. Così Stefano Cecconi, AD del gruppo e Team Principal della nuova squadra: “L’Aruba Cloud MotoE Team rappresenta a tutti gli effetti la sinergia di due mondi, tecnologico e sportivo, accomunati dall’impegno per l’innovazione sostenibile“.
C’è una forte corrispondenza, insomma, tra quelle che sono le attività dell’azienda e quello che la squadra scaricherà in pista tramite le due ruote: “Il cloud rappresenta il futuro dell’IT così come i veicoli elettrici e la MotoE sono il futuro del settore motoristico. Di fatto la MotoE rappresenterà per noi un avamposto tecnologico dove sperimentare e sviluppare tecnologie Edge Cloud che nel prossimo futuro, così come la mobilità elettrica, potranno rappresentare una soluzione per migliorare ulteriormente le performance e l’efficienza dei servizi esistenti, oltre a permettere lo sviluppo di nuovi”. Una squadra che si affida a Chaz Davies e Armando Pontone, l’elemento umano che si curerà di “dare gas” ad un motore la cui caratteristica è quella di funzionare completamente sui principi dell’elettrico.
La MotoE, che potrebbe rappresentare per certi versi un’appendice di quello che è il circuito del Motomondiale, ne è in realtà per molti versi avanguardia: rappresenta la proiezione nel futuro di ciò che oggi lo sport identifica ancora nella propulsione a motore termico, ma incentrando sulla sostenibilità ogni aspetto evolutivo del comparto. La MotoE intende dimostrare che esiste un’affascinante alternativa a ciò che l’inerzia culturale spinge ad identificare come standard inamovibile e Aruba si fa interprete di questo slancio per dimostrare come questi principi già siano parte integrante del proprio modo di stare sul mercato.
Moto e cloud
Il team Cloud Aruba, così come gli altri team del mondiale FIM MotoE World Cup, correrà su moto Ducati V21L. Si tratta di una due ruote farcita di nuove tecnologie, completamente ripensata sulla base di nuovi principi ed in grado di dimostrare quanto potenziale possa celarsi nel futuro delle due ruote su motorizzazione elettrica. Sarà questo prototipo la base sulla quale il campionato sarà sviluppato e sul quale i singoli team potranno lavorare per massimizzarne il risultato.
Aruba entra da protagonista nel campionato MotoE proprio per sposare i principi che questa manifestazione rappresenta, così da arricchirla si significato e di prospettiva.
Performance
La motorizzazione elettrica della Ducati V21L prevede una potenza massima pari a ben 110kW (150cv) con coppia massima pari a 140Nm con regime di rotazione massimo pari a 18 mila giri/min. Proprio le performance sono al centro anche del Global Cloud Data Center Aruba, dove la cura della componentistica ha consentito di spingere al massimo la potenza di calcolo pur avendo sempre all’orizzonte il riferimento fisso della sostenibilità dei consumi. Soltanto bilanciando al meglio le risorse, infatti, è possibile raggiungere il massimo risultato, senza giocare mai al compromesso con la potenza di calcolo o con la capacità di scaricare velocità sul pneumatico. Massima ambizione e massima cura al dettaglio andranno di pari passo per segnare una strada nuova da percorrere con l’acceleratore al massimo.
Per chi avesse dubbi sulle capacità del prototipo Ducati, basti registrare la velocità massima raggiunta, pari a 275km/h (a Misano): sulle capacità del Global Cloud Data Center, invece, di dubbi non ce ne sono perché in sede di presentazione è stato il tour tra i rack, guidato da Cecconi, a dimostrare quanta cura nel dettaglio sia stata riposta all’interno del progetto. Così bisognerà fare sulla nuova moto: i piloti hanno sottolineato come la distribuzione dei carichi sia differente e che l’esperienza diventa completamente nuova e bisogna pertanto “partire da zero”. Chi saprà meglio interpretare queste tre differenze tra una Panigale e una V21L saprà fare la differenza in termini di performance:
- scompare il rumore: le sensazioni arrivano sotto forma di vibrazioni ed occorre pertanto avere una sensibilità ancor più raffinata;
- cambia completamente l’esperienza in accelerazione, che andrà pertanto controllata al meglio
- la differenza più sostanziale è nella staccata, dove la diversa distribuzione dei pesi e la gestione della coppia negativa in frenata costringono il pilota a reimparare il modo di gestire il tutto
Sicurezza
Così come la Ducati gode di un sistema di raffreddamento a liquido particolarmente sofisticato per ottimizzare le esigenze termiche di pacco batterie e inverter, allo stesso modo il Data Center di Aruba è stato progettato per gestire al meglio la dissipazione del calore sviluppato dagli armadi rack attivi. Questo aspetto è fondamentale per garantire in primis la sicurezza della struttura, inoltre per massimizzare le performance di componenti che non devono trovarsi surriscaldate per poter rendere al meglio.
Medesimo impegno è stato riversato nell’impianto frenante e nell’elettronica della moto, lavoro che Aruba ha messo invece in piedi nella propria infrastruttura attraverso progettualità dedicate che curano gli spazi non come semplici volumi, ma come elementi funzionali e specificatamente dimensionati per gestire i migliori flussi di dati, di approvvigionamento elettrico, di aria e di accesso per i tecnici. Del resto, sottolinea l’AD Aruba, “il datacenter sembra un edificio, ma in realtà è una macchina” e come tale va pensato dal punto di vista ingegneristico in termini di isolamento tra locali, sistemi anti-incendio, protocolli di ingresso e altro ancora. La moto, da parte sua, cerca nell’ingegneria della ciclistica la massima stabilità e nella ricerca degli pneumatici il massimo grip sull’asfalto: in una competizione dove le performance dettano le classifiche, la sicurezza resta un punto fermo che va garantito by design.
La sicurezza è valore nella misura in cui garantisce il risultato prevenendo ogni possibile minaccia: la sicurezza in pista è la medesima che occorre garantire in un Data Center, forgiando strumenti in grado di rispondere reattivamente alle sollecitazioni andando a blindare il valore messo a punto nel lavoro quotidiano.
Resilienza
Un pacco batteria da 110Kg per una capacità di 18kWh e presa di ricarica da 20kW integrata: ogni moto dispone di 1152 celle di forma cilindrica di tipo 21700 sotto il corpo centrale della moto, laddove in precedenza trovava posto il serbatoio. La nuova energia è anima e corpo di questa nuova motorizzazione, diventando il parametro sul quale misurarsi mentre si cercano le migliori performance in pista. La capacità starà nel dimostrare che si sa scaricare potenza sulla strada pur garantendo i minori consumi possibili, allo stesso modo in cui un Global Cloud Data Center ha la necessità di ottimizzare i consumi per far sì che gli approvvigionamenti energetici siano ridotti e garantiti, a tutela sia dell’ambiente che della continuità operativa. Ogni dettaglio del Data Center di Ponte San Pietro è stato sviluppato attorno ai medesimi principi con cui è stata sviluppata la Ducati V21L e Stefano Cecconi ha voluto abbracciare questa sfida proprio per esaltarne l’ambizione evolutiva. Il lavoro di Aruba, che ha messo in piedi un’alimentazione da 15 Megawatt completamente ridondata e rafforzata da UPS dedicati, è servito per mettere in sicurezza i dati di fronte a qualsivoglia evento in grado di ridurne la sicurezza: posizionando il Data Center in un luogo di scarsa sismicità e di minimo rischio idrogeologico, dotandolo di tutta la ridondanza necessaria e garantendo i flussi energetici al cospetto di qualsivoglia incidente di percorso, il gruppo ha blindato le informazioni e l’operatività di chi si affida ai suoi servizi.
Il punto in comune tra i due progetti è ben descritto dalle parole di Stefano Cecconi: “la risorsa scarsa è l’energia elettrica“. La sfida si consuma tutta su questo aspetto, infatti, costringendo a gestioni oculate, a soluzioni innovative ed alla reinterpretazione dei precedenti sistemi basati su principi differenti.
Sostenibilità
Ottimizzare la motorizzazione per ridurre i consumi; ottimizzare il pacco batterie per massimizzare l’autonomia e l’erogazione dell’energia; ottimizzare la componentistica per ridurre il peso; ottimizzare l’elettronica per bilanciare al meglio ogni fattore progettuale. Quella che in apparenza è un’evoluzione delle singole parti, è in realtà una trasformazione che si pone nell’ordine della rivoluzione.
Guidare una Ducati V21, così come guidare il mercato del cloud passando per Data Center di vocazione “green”, significa dare il via ad una competizione nuova che alza l’asticella e dimostra come si possa correre senza farsi spaventare dalle sfide dettate da nuovi principi. Proprio questi limiti, anzi, sono l’elemento in grado di mettere il valore in evidenza: sono le nuove regole del gioco alle quali adeguarsi e che, nello sport come sul mercato, creano una discriminante tra chi ha competenza da vendere e chi invece non saprà fare un passo avanti nella giusta direzione. Aruba ha sviluppato il proprio Global Cloud Data Center partendo da importanti investimenti in fotovoltaico e idroelettrico, ad esempio, così da poter dare massima copertura al fabbisogno attraverso energia pulita e rinnovabile.
Dove il made in Italy può dire molto
Il campionato di MotoE viene condotto con 18 moto uguali, poiché fornitore unico è l’italiana Ducati. La Ducati V21L porta in pista tutta la qualità della ricerca di Borgo Panigale, diventando punto di riferimento della FIM MotoE World Cup. Una storia di moto e di tecnologia, insomma, che ha la capacità di costruire il futuro sulla tradizione, coltivandoci sopra l’innovazione delle nuove motorizzazioni. L’eccellenza potrà dire molto nel mondiale MotoE perché al centro di tutto c’è proprio il design, parola che non a caso deriva da “disegno” e che indica l’attribuzione di significati specifici a ogni singolo dettaglio. L’avvento del motore elettrico e delle batterie non imporrà soltanto la ricerca di nuove soluzioni tecniche, ma anche una revisione a tutto tondo del concetto di “moto” e di come quest’ultima possa essere percepita nell’era in cui il rumore del motore termico va a scomparire. Quel silenzio non è assenza di qualcosa, ma è un nuovo principio che si impone e che ancora deve trovare la propria narrativa: lo sviluppo delle moto, in ogni loro dettaglio, partirà anche e soprattutto da una capacità tutta italiana di reinterpretare il contesto sulla base di un “senso del tutto” che la MotoE costringerà nuovamente ad esplorare.
I principi di Aruba sono i medesimi che hanno accompagnato la sfida di Claudio Domenicali, CEO Ducati: “Il mondo sta attraversando un periodo complesso e la sostenibilità ambientale è un elemento che tutti gli individui e tutte le aziende devono considerare una priorità se si vuole preservare il delicato equilibrio del pianeta. Come Ducati abbiamo colto questa necessità e siamo andati alla ricerca di una sfida che ci consentisse di contribuire all’obiettivo comune di riduzione delle emissioni di CO2 e al contempo di tenere fede al nostro DNA legato alle competizioni“.
Parole nelle quali suona chiara una filosofia sulla quale il Made in Italy può e deve costruire il proprio futuro: nessun compromesso sulla capacità di raggiungere i risultati, ma senza più ignorare come la sostenibilità sia un principio irrinunciabile sul quale costruire il rispetto per l’ambiente, il valore dei brand, la sensibilità dell’utenza e il modo di stare al mondo. Il connubio tra Ducati e Aruba sarà in tal senso estremamente significativo e tutti gli appassionati potranno divertirsi nel vedere come sulla ricerca e la competenza si possano costruire eccellenze italiane in grado di rivelarsi sempre e comunque leader a livello globale.