Ruby Life, società proprietaria del sito Web dedicato agli incontri clandestini Ashley Madison , ha raggiunto lo scorso 14 luglio un accordo con gli utenti che le hanno intentato una class action: pagherà la somma di 11,2 milioni di dollari per chiudere il contenzioso con gli USA riguardante la divulgazione di dati personali di circa 37 milioni di utenti del servizio, cominciata a luglio 2015. La proposta di accordo dovrà ora essere confermata dalla Corte.
La violazione costerà a Ruby Life oltre un quarto dei propri ricavi, oltre agli altri costi – milioni di dollari – imposti alla società di Toronto per rafforzare la sicurezza e la privacy degli utenti. In base all’accordo raggiunto venerdì, gli utenti del sito con un valido motivo di reclamo potranno recuperare fino a 3.500 dollari, a seconda di come saranno in grado di documentare che le perdite subite siano attribuibili alla violazione della loro privacy.
Tutto è iniziato nel luglio 2015, quando un gruppo di hacker si è impossessato dei dati sensibili di milioni di utenti del sito di incontri ashleymadison.com, divulgandoli poi online. Informazioni che potevano far risalire alla vera identità degli utenti , alcuni dei quali si erano registrati addirittura utilizzando email direttamente riconducibili a dipendenti del governo degli Stati Uniti, i quali avrebbero utilizzato la connessione degli uffici federali nei quali lavoravano per accedere e pagare le quote di iscrizione del sito in cui si favorisce l’adulterio. Un fatto piuttosto scottante, quindi.
L’accusa, per Ruby, è di non avere fatto quanto dovuto per impedire la fuga di informazioni e la violazione della privacy degli utenti. Una colpa che negli Stati Uniti viene ritenuta particolarmente grave.
D’altra parte, Ashley Madison si è sempre dichiarato un servizio per “aiutare le persone”, soprattutto gli uomini, a trovare l’anima gemella, ed è noto per lo slogan: “Life is short. Have an affair”, che tradotto suona pressappoco come “la vita è breve, concediti una relazione”.
Nello scorso dicembre, Ruby Life aveva accettato di pagare 1,66 milioni per risolvere una indagine della Federal Trade Commission statunitense, senza però
ammettere le proprie responsabilità. Gli avvocati difensori dei diritti degli utenti di Ashley Madison possono ritenersi soddisfatti, anche perché potrebbero ricevere, a copertura delle spese legali, fino a un terzo degli 11,2 milioni che la società di Toronto ha accettato di pagare.
Pierluigi Sandonnini