Al centro di conflitti internazionali che coinvolgono Regno Unito, Svezia e Stati Uniti, con un’accusa di violenza sessuale e con metà delle ambasciate infuriate con lui per comunicazioni riservate fatte circolare a mezzo Wikileaks, Julian Assange non poteva che stupire di nuovo.
Così, una volta esaurite le possibilità di fermare per vie legali la sua estradizione dal Regno Unito alla Svezia (dove non nasconde di temere in particolare l’influenza degli Stati Uniti che vorrebbero accusarlo per il cosiddetto cablegate di reati per cui è prevista la pena di morte), Assange è sfuggito alle autorità britanniche rifugiandosi sul territorio extranazionale dell’Ambasciata dell’Ecuador.
A questa ha dunque chiesto asilo politico, accusando peraltro l’Australia di aver rinunciato ai suoi doveri nei confronti di un suo cittadino: accusa respinta al mittente dal Primo Ministro Aussie che ha invece ribadito che ha assistito il suo cittadino e che nel caso si configurasse davvero l’ipotesi di estradizione negli Stati Uniti con ipotesi di reato che prevedano la pena di morte non resterà a guardare.
Il ministro del paese sudamericano Ricardo Patino ha detto di star valutando tale richiesta: l’Ecuador, d’altronde, sembra che già nel 2010 avesse offerto la propria residenza “senza precondizioni” ad Assange e sembra avere un accordo per l’estradizione con gli Stati Uniti che esclude i casi politici.
Claudio Tamburrino