La vicenda di Julian Assange vive una nuova puntata e nella direzione in cui tutto sommato ci si attendeva: il fondatore di Wikileaks vede avvicinarsi nuovamente la possibilità dell’estradizione verso gli Stati Uniti. La vicenda, già di per sé stessa complessa per tutto quanto accaduto in questi anni, rischia di sollevare un polverone ancor più denso in questa fase poiché è chiaro il fatto che l’immagine di Assange si innesta nel cuore di un Occidente che vorrebbe mostrarsi alternativo ai regimi e pronto a difendere la libertà di stampa. Inevitabilmente le letture saranno quindi molteplici e per la difesa saranno queste valide argomentazioni per tentare di fermare ancora una volta la macchina procedurale.
La decisione odierna del giudice apre all’estradizione, ma la firma definitiva dovrà arrivare dal Segretario di Stato, Priti Patel: soltanto quest’ultima avrà l’ultima parola sulla vicenda. Nel frattempo la difesa di Assange, coordinata dalla sua compagna di vita Stella Moris, avrà tempo fino al 18 maggio per portare avanti un nuovo appello.
BREAKING: A UK judge has ordered the extradition of Julian Assange to the US where he will face a 175 year sentence for publishing
The decision will now move to UK Home Secretary Priti Patel – the defense have until May 18 to make submissions https://t.co/m1bX8STSr8 pic.twitter.com/BqEZH0O49O
— WikiLeaks (@wikileaks) April 20, 2022
In caso di estradizione, per Assange potrebbe aprirsi la condanna a 175 anni di reclusione presso le carceri USA, dove con ben maggior difficoltà l’imputato avrà possibilità di difendersi. La sua posizione nei confronti degli States è infatti ormai compromessa in virtù del fatto che l’intera vicenda nasce dalla fuga di informazioni relative a crimini di guerra commessi dalle forze armate USA.
Il pallino del gioco è in mano alla politica londinese: sarà il Regno Unito, di fatto, a poter decidere delle sorti di Julian Assange, scegliendo tra nuovi rinvii per procrastinare ulteriormente la vicenda e l’apertura ad una estradizione che equivale alla condanna. La difesa ha circa un mese di tempo per promuovere un nuovo ricorso e Priti Patel ha circa due mesi per controfirmare la decisione odierna. Entro l’estate, insomma, la lunga e intricata storia giudiziaria di Assange aprirà in ogni caso un nuovo capitolo.