Paolo Angelucci, Presidente di Assinform, ha presentato le anticipazione dei dati sull’andamento dei settori IT e TLC nel primo semestre 2010: settori che hanno rispettivamente segnato un meno 2,5 per cento e un meno 2,3 per cento, rispetto allo stesso periodo del 2009.
“Per l’IT – ha detto il presidente – l’emergenza non è finita, anche se si riscontra un’inversione di tendenza” che vede l’attenuazione del calo di mercato. Con il -2,5 per cento segnato a fine giugno 2010, infatti, il settore IT italiano ha recuperato oltre 6 punti percentuali rispetto al meno 9 per cento registrato a fine giugno 2009 .
Il recupero ha interessato tutte le componenti informatiche, dall’hardware, al software, ai servizi, ma con notevoli differenziazioni e prospettive. Tra i dati più positivi, dopo il ritorno di investimenti nel settore registrato nelle statistiche di maggio , la crescita della domanda di PC e server da parte delle imprese: il dato ha registrato un più 10,3 per cento rispetto al 2009 (anno particolarmente buio con un meno 2,5) e che rappresenta, secondo Assinform, “l’avvio di processi di rinnovamento delle tecnologie aziendali, di maggior informatizzazione delle imprese italiane, di investimenti in infrastrutture innovative. Processi che la crisi aveva quasi del tutto bloccato e che oggi appaiono sempre più indispensabili a quelle imprese che intendono affrontare la ripresa dei mercati”.
Sul fronte dell’occupazione, invece, non emerge ancora alcuna previsione di ripresa: “Continua l’emorragia dei consulenti – spiega Angelucci – soprattutto da parte delle grandi imprese, sebbene in leggera attenuazione. Per i dipendenti sparisce la fascia di valutazione molto peggiorato , ma il 15 per cento delle imprese continua a considerare la situazione in peggioramento, tendenza che nelle medie arriva al 33 per cento e nelle grandi al 21″.
D’altronde, il bilancio di fine giugno 2010 è ancora in rosso e il trend negativo penalizzerà il settore fino alla fine dell’anno. A preoccupare sono proprio le previsioni future e soprattutto le “iniziative da prendere ora affinché le grandi potenzialità dell’IT, quarto settore industriale italiano con oltre 380mila addetti, motore dell’innovazione e di occupazione qualificata, possano essere colte dal Paese, per avviare una fase di crescita competitiva nel 2011”. Insomma, un treno che non si può nuovamente perdere.
L’informatica italiana, spiega Assinform, continua a patire gli effetti della crisi, della totale assenza di una politica per l’innovazione e del clima di incertezza che vive il Paese. E, nonostante tutto, “molte imprese, soprattutto quelle esposte alla competizione internazionale, non hanno gettato la spugna e stanno tornando a investire nelle tecnologie informatiche e nell’innovazione dei processi” e, da un’altra indagine condotta a luglio su un campione di imprese associate, emerge un minimo di “fiducia in più” in una prossima ripresa economica: si parla di previsioni di crescita dei fatturati per il 43 per cento delle imprese partecipanti (contro il 24 di luglio 2009), anche se per le PMI si prevede comunque un calo degli ordinativi e degli utili.
Piccole e medie imprese, ossatura della nostra economia, che però non possono fare da sole : sarebbero necessari, continua Angelucci, “atti di coraggio da parte delle istituzioni, del Governo, della classe politica tutta, per introdurre nuove regole e condizioni quadro capaci di creare un clima che premi l’innovazione a tutti i livelli. Per questo occorrono provvedimenti di politica industriale stabili, che agiscano sul fronte del credito fiscale e degli incentivi, accompagnati da misure che facilitino l’accesso a finanziamenti bancari”.
Come già fatto in passato , Assinform è tornata sulle misure da intraprendere affinché il settore, almeno, non sia ostacolato: sostenere la domanda IT, “premiando le aziende italiane che usano la leva tecnologica per migliorare la propria efficienza/produttività”, favorire fusioni e acquisizioni aziendali con un programma straordinario di ammortizzatori fiscali e “spostare le addizionali dall’Irap sull’Ire per stemperare il peso sull’occupazione di questa tassa, particolarmente iniqua per un settore ad alto utilizzo di risorse professionali qualificate quale l’IT”. Infine, andrebbero cambiate le regole delle gare: “I servizi informatici non possono essere acquistati al massimo ribasso, ma per la loro qualità, nell’ambito di un giusto rapporto costi/benefici”.
Claudio Tamburrino