Stop all'analisi di terzi delle registrazioni vocali dell'Assistente Google

Assistente Google: stop all'ascolto di terzi

Tre mesi di stop in Europa per il programma di Google che affida a soggetti esterni l'analisi delle registrazioni vocali del suo assistente virtuale.
Assistente Google: stop all'ascolto di terzi
Tre mesi di stop in Europa per il programma di Google che affida a soggetti esterni l'analisi delle registrazioni vocali del suo assistente virtuale.

A monopolizzare quest’ultimo scampolo di settimana sono le IA integrate nei nostri dispositivi (smartphone, tablet, smart speaker, smart display ecc). Più nel dettaglio le pratiche legate alla privacy attuate dalle società che le gestiscono. Dopo aver parlato dell’interruzione del programma Grading di Siri da parte di Apple, ora tocca all’Assistente Google.

Assistente Google: stop all’ascolto delle clip in Europa

In conseguenza al report delle scorse settimane secondo il quale bigG affiderebbe a realtà esterne il compito di ascoltare una parte delle registrazioni vocali col fine di migliorare la tecnologia, un’autorità tedesca (Hamburg Commissioner for Data Protection and Freedom of Information) ha avviato un’indagine in merito. Oggi il gruppo di Mountain View annuncia di aver optato la temporanea sospensione dell’iniziativa, almeno per quanto concerne il territorio europeo.

Siamo in contatto con l’autorità di Amburgo per la protezione dei dati e stiamo rivedendo il modo di condurre le revisioni degli audio per aiutare gli utenti a capire come vengono usate le informazioni. Queste revisioni rendono i sistemi di riconoscimento vocale più inclusivi dei diversi accenti e dialetti per ogni lingua. Non associamo le clip audio agli account degli utenti durante il processo di revisione che viene effettuato solo per circa lo 0,2% di tutte le registrazioni.

Lo stop non è definitivo, ma durerà tre mesi. Questo è ciò che oggi rende noto Google. Un tempo sufficiente per approfondire la questione e capire in che modo approcciare il problema. L’obiettivo è trovare il giusto equilibrio tra la necessità di perfezionare gli algoritmi e l’obbligo di garantire un adeguato livello di tutela della privacy agli utenti, evitando che informazioni sensibili possano finire per essere ascoltati da terzi, magari in seguito a un’attivazione involontaria dell’intelligenza artificiale.

Fonte: The Verge
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Pubblicato il
2 ago 2019
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