Roma – Assoprovider, l’Associazione dei provider indipendenti, ha chiesto alle Istituzioni di prendere misure per la sopravvivenza dei piccoli provider.
Dopo l’affondamento, alla fine della scorsa legislatura, della proposta di legge che avrebbe potuto portare ossigeno ai “pionieri” della rete italiana, travolti dall’affermazione dei grandi gruppi di telecomunicazione nel settore dell’accesso ad internet, Assoprovider chiede al Governo di affrontare rapidamente la questione.
Nella lettera, indirizzata al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e ad altri vertici istituzionali, l’Associazione ricorda come i piccoli provider “hanno subito a partire dal 1999 un attacco sleale da parte di Telecom Italia, attacco favorito da una legislazione compiacente verso il forte (Telecom Italia appunto), supportata dal centrosinistra, e sfavorevole ai piccoli (le nostre aziende)”.
Secondo Assoprovider, “questa situazione nel mercato Internet in particolare ha rischiato e rischia di mettere la parola fine al processo di liberalizzazione; rimarrà ancora e solo Telecom Italia a dare servizi di telecomunicazioni al paese.”
Assoprovider chiede al Governo Berlusconi di varare un decreto d’urgenza che renda operative le misure previste dal DDL 7208 della scorsa legislatura, quello che avrebbe offerto ai piccoli provider, nei rapporti con Telecom, condizioni di trattamento uguali a quelle degli operatori di telefonia.
Assoprovider non manca di stupire: “Le facciamo una proposta provocatoria: la rottamazione degli ISP ad una cifra forfetaria, modulabile a seconda dei clienti rimasti all’ISP stesso, tale da consentire ai medesimi di cambiare mestiere (….che so, ci compreremo un camion e faremo i padroncini!). Eh sì, perché la ns. categoria esiste dal ’96, ancor prima che qualsiasi “balon d’essai de nuveau economie” che adesso scoppia in borsa per carenza di capitali, fosse anche solo pensato”.
L’attacco ai precedenti governi è deciso: “Hanno consentito ai grossi operatori telefonici (Telecom in testa) di defraudarci prima della possibilità di sviluppo in parità di mercato, poi dei clienti ed infine anche, a seguito di accordi stragiudiziali non rispettati, dei quattro soldi (…vicini all’elemosina!) che eravamo riusciti ad ottenere”.