Nel giro di tre mesi la sentenza è stata pronunciata: il ricorso al TAR effettuato da Assoprovider contro la legge antipirateria ha visto rigettata la richiesta, lasciando così la strada spianata a quanti hanno messo di mezzo i provider nella loro battaglia contro gli streaming illegali. Assoprovider era ricorsa al TAR per chiedere di non essere identificati come “poliziotti della Rete”, chiedendo quindi che fossero trovate soluzioni differenti se si voleva agire contro la pirateria online (che gravi danni sta disseminando contro i mercati del cinema e dello sport in tv).
Assoprovider, ricorso bocciato
Obiettivo dei ricorrenti era il blocco dell’entrata in vigore della piattaforma “Piracy Shield” che, come spiegato dalla FAPAV in queste ore, “consente il blocco entro 30 minuti dell’accesso a nomi di dominio e indirizzi IP che condividono illecitamente contenuti live protetti da Diritto d’Autore“. La Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali aveva fatto fronte comune con la Lega Nazionale Professionisti Serie A e Lega Nazionale Professionisti Serie B, cercando così di supportare una piattaforma con la quale si intende creare un determinante ostruzionismo nei confronti di pezzotti e altri sistemi di streaming che violano i diritti sugli eventi trasmessi.
La Legge Antipirateria ed il modificato Regolamento AGCOM sono un passo importante per la tutela del Diritto d’Autore e la lotta alla pirateria online, specialmente per i contenuti live, in piena compatibilità con il quadro legislativo costituzionale ed europeo. Il ricorso di Assoprovider non aveva motivi di fondatezza in quanto non sussistono pericoli reali per i provider nell’esecuzione della nuova procedura, per altro la piattaforma è stata positivamente testata nei mesi precedenti. E’ importante ora lavorare in modo sistemico per contrastare il fenomeno della pirateria audiovisiva e sportiva che rappresenta una vera e propria spina nel fianco per l’industria e per l’intero Sistema Paese
Federico Bagnoli Rossi, Presidente FAPAV
Grazie a questa decisione, la legge n. 93 del 14 luglio 2023 diventa qualcosa di più concreto: l’AGCOM avrà ruolo centrale ed i provider avranno oneri accessori di vigilanza sugli IP da filtrare, dovendo garantire reazioni immediate che non ammettono contraddittorio. A nulla è valso anche il punto di vista dell’Associazione Italiana Internet Provider, la quale a suo tempo sottolineò come tale provvedimento potrebbe facilmente bloccare anche quote di traffico del tutto legali e la realizzazione di una sorta di grande firewall gestito direttamente da AGCOM. Ogni filtro, peraltro, come sempre diventerà carta straccia al cospetto di VPN in grado di aggirarne il funzionamento, il che pone le azioni AGCOM come valida funzione ostruzionistica, ma come arma fallace per il blocco assoluto delle violazioni. Per evitare il blocco di IP legittimi, in fase di formulazione della norma si era pensato anche allo sviluppo di “white list” certificate da affiancare alle “black list” dinamiche, ma solo in fase applicativa sarà possibile comprendere se tali soluzioni saranno effettivamente necessarie e quale sarà l’impatto della piattaforma sul traffico di rete.
L’obiettivo di AGCOM, FAPAV e Lega Calcio è chiaro: soffocare gli interessi attorno alla pirateria, affinché le sue espressioni più ingombranti possano veder venir meno il grande lucro al quale oggi attingono. Se questo obiettivo minimo sarà raggiunto, non serviranno misure più restrittive e nel frattempo occorrerà trovare il giusto equilibrio di oneri e responsabilità con un mondo dei provider che si sente giustamente tirato inconsapevolmente per la giacchetta.