“È un risultato straordinario, che pone l’Italia in una posizione d’avanguardia rispetto all’Europa. In una situazione di mercato difficile, siamo riusciti ad attrarre una mole ingente di investimenti. L’incasso complessivo va ben oltre le aspettative: ricordo che la legge di stabilità infatti prevedeva un introito di 2,4 miliardi di euro”.
Così il ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, alla definitiva chiusura dell’infuocata asta per l’assegnazione delle frequenze dedicate alle reti radiomobili di nuova generazione. In 22 giornate di rilanci, l’incasso complessivo ha mancato di poco i 4 miliardi di euro , in attesa delle offerte per l’unica banda – 2000 Mhz – rimasta non assegnata.
Questi i risultati già annunciati nei giorni scorsi. Per le succulente frequenze in banda 800 Mhz, aggiudicati 2 blocchi ciascuno a Wind, Telecom Italia e Vodafone . Per i 1800, 1 blocco a testa per Vodafone, Telecom Italia e H3G. Sui 2600 Mhz, 4 blocchi a H3G e Wind; 3 a testa per Telecom Italia e Vodafone.
A spendere di più sono stati gli operatori Telecom Italia e Vodafone, con 1,26 miliardi di euro a testa . Seguono Wind con 1,12 miliardi e H3G con 305 milioni, l’unica società esclusa dalla succulenta banda negli 800 Mhz. Ma l’azienda di Vincenzo Novari può ora disporre del 25 per cento della dotazione frequenziale da 240 Mhz messa all’asta, con un costo medio per Mhz pari a 1/4 di quello sostenuto dai competitor .
“Siamo soddisfatti – ha spiegato l’AD di 3 Italia Novari – perchè, come ci ha riconosciuto un importante osservatore delle dinamiche del mercato come JP Morgan , le frequenze che abbiamo acquisito sono del tutto adeguate a garantire il roll-out delle infrastrutture LTE e i volumi di traffico dati che verranno richiesti sul mercato per diversi anni a venire. Anzi, disponiamo di una capacità sufficiente a coprire un fabbisogno pari al doppio della nostra attuale quota di mercato”.
Operatori a parte, resta da capire come verrà impiegato il tesoretto guadagnato nel corso dell’asta. Ci sono praticamente 1,5 miliardi in più rispetto ai 2,4 stabiliti dal patto di stabilità . “Il 50 per cento dei proventi aggiuntivi della gara Lte sarà destinato al settore da cui provengono, al comparto dell’ICT”, ha sostenuto Romani.
“L’ICT sarà uno dei pilastri della nuova manovra – ha continuato il Ministro – Abbiamo un grande piano per la banda larga e finanzieremo il progetto anche grazie ai proventi aggiuntivi dell’asta LTE. La banda larga vedrà un concorso straordinario di coloro che hanno investito 4 miliardi per le frequenze, gli operatori di TLC, che dovranno continuare a investire. Questo è un modo per fare crescita e per fare sistema”.
Mauro Vecchio