I toni della discussione in merito ai vaccini si sono nuovamente accesi in conseguenza al blocco di un lotto proveniente dagli impianti di AstraZeneca. L’azienda stessa in una nota stampa fa riferimento a una decisione presa in conseguenza ad alcuni “eventi avversi gravi” manifestati “in concomitanza con la somministrazione”. Avviata la collaborazione con le autorità sanitarie per gli accertamenti del caso.
Da un’analisi dei nostri dati di sicurezza su oltre 10 milioni di somministrazioni non è emersa alcuna prova di un aumento del rischio di embolia polmonare o trombosi venosa profonda in qualsiasi gruppo di età, sesso, lotto o in qualsiasi paese in cui è stato utilizzato il vaccino AstraZeneca contro COVID-19. Il numero di questi eventi osservati è significativamente inferiore nei soggetti vaccinati rispetto al numero osservato nella popolazione generale.
Inevitabilmente (e legittimamente) la notizia ha destato preoccupazione, soprattutto tra chi si è già sottoposto all’iniezione o lo sta per fare. Il tam tam sui social e le modalità scelte da una parte della stampa nostrana hanno fatto il resto. L’unico vaccino efficace contro la distorsione dell’informazione è ancora una volta quello messo a disposizione dai dati. Prendiamo in esame quelli di AIFA così da poter eliminare il rumore di fondo generato da clickbait e sensazionalismi di cui francamente ora nessuno avverte il bisogno.
I dati AIFA su AstraZeneca e gli altri vaccini
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha diffuso un comunicato in merito con esplicito riferimento al lotto ABV2856. Ne riportiamo di seguito i passaggi più importanti.
AIFA ha deciso in via precauzionale di emettere un divieto di utilizzo di tale lotto su tutto il territorio nazionale e si riserva di prendere ulteriori provvedimenti, ove necessario, anche in stretto coordinamento con l’EMA.
Chiamata in causa EMA, l’agenzia europea, che a sua volta si è pronunciata su casi analoghi registrati altrove tanto da portare alcuni paesi come l’Austria a sospendere la somministrazione del vaccino AstraZeneca.
Al momento non ci sono indicazioni che il vaccino abbia causato queste condizioni, non presenti tra gli effetti collaterali.
I casi a cui si fa riferimento sono quelli di un uomo deceduto a dieci giorni di distanza dall’iniezione per trombosi e un altro invece in fase di guarigione dopo essere stato ricoverato per embolia polmonare. A entrambi era stato inoculato il lotto ABV5300, distribuito in 17 paesi in oltre un milione di dosi.
Tornando ad AIFA, viene sottolineato che al momento non è stato stabilito alcun nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e tali eventi
. L’agenzia sta effettuando tutte le verifiche del caso, acquisendo documentazioni cliniche in stretta collaborazione con i NAS e le autorità competenti
. I campioni del lotto ABV2856 saranno sottoposti all’analisi da parte dell’Istituto Superiore di Sanità.
Sempre l’agenzia italiana nei giorni scorsi ha pubblicato il “Secondo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19” con dati aggiornati al 26 febbraio 2021. Interessati quelli di Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Su un totale pari a 4.118.277 dosi somministrate sono state valutate 30.015 segnalazioni (729 ogni 100.000), definite un tasso più elevato di quello che abitualmente si osserva per altre vaccinazioni, per esempio quella antinfluenzale, ma coerente con i risultati degli studi clinici e indicativo della speciale attenzione dedicata a questa vaccinazione
.
Il 93,6% delle segnalazioni è riferito a eventi non gravi, in linea con le informazioni presenti nel “Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto” dei vaccini ovvero febbre, cefalea, dolori muscolari e articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea: gli eventi segnalati sono insorti prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (87% dei casi)
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Prendendo invece in considerazione gli eventi gravi, per i quali è in corso la “valutazione del nesso causale con le vaccinazioni”, corrispondono al 6,1% del totale (44 ogni 100.000), indipendentemente dal tipo di vaccino e dalla dose somministrata.
AIFA conclude ricordando che un ampio numero di segnalazioni non implica una maggiore pericolosità del vaccino, ma è indice dell’elevata capacità del sistema di farmacovigilanza nel monitorare la sicurezza
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