Google magari non ha avrà trovato l’ evil room di cui ha parlato in una recente conferenza stampa, ma qualcuno lassù lo vuole disturbare se si mette a bloccare le chiamate delle suore benedettine isolate in aree rurali degli Stati Uniti.
È l’ ultima accusa lanciata da AT&T sulla gestione delle chiamate GVoice, il servizio di Google che esce dalle Rete e punta a sfidare il più grande carrier statunitense. Ma per far questo, ha affermato AT&T, deve sottostare a tutte le regole del gioco, e FCC deve vigilare sul suo operato.
Non si tratta infatti, afferma AT&T, semplicemente di un’applicazione software (estranea alla giurisdizione della Commissione), ma di un vero e proprio servizio di telecomunicazione per trasmettere chiamate vocali tra utenti, che rientra per definizione delle competenze di FCC.
Pomo della discordia sono le chiamate destinate ad aree rurali degli States, che Google bloccherebbe perché destinate a compagnie telefoniche locali che applicano tariffe dieci volte più alte e che ospitano, creando il business, servizi di conference call gratuiti e hot line .
Ora con una seconda lettera AT&T ha alzato il tiro e affermato che fra le chiamate bloccate da BigG ci sarebbe un servizio di ambulanza, un oculista, una scuola, l’ufficio di un rappresentate del Parlamento degli Stati Uniti e un convento di suore benedettine.
Invoca quindi un intervento a difesa della net neutrality : Google la starebbe minacciando, afferma AT&T, e se FCC non riuscirà “da bravo poliziotto a difendere una Rete libera e aperta”, intervenendo in questa situazione, c’è il dubbio che non sappia intervenire neanche successivamente su Mountain View. E se Google blocca adesso delle chiamate svantaggiose, “come potrà la Commissione controllare che non blocchi anche siti per lei svantaggiosi?”.
Claudio Tamburrino