Washington (USA) – AT&T , gigante mondiale delle TLC, scende al fianco del cosiddetto partito degli ISP , formato da Verizon , BellSouth e Comcast , per spingere i legislatori americani all’abbattimento del criterio di neutralità della Rete .
La nascita di una Internet a due velocità , anticipata da esperti come Cerf , è già auspicata da molti membri del Parlamento federale di Washington DC ed ora, con il supporto determinante di AT&T, la lobby anti-neutralità potrebbe assumere un peso determinante.
Jim Cicconi, vicepresidente di AT&T, si è detto completamente contrario ad ogni tipo di “intervento da parte del governo” nella “regolamentazione di Internet”. Durante l’appuntamento annuale del Telecom-Next , Cicconi ha proclamato la necessità del modello soprannominato pay-per-play , con la conseguente creazione di canali privilegiati per la distribuzione dei contenuti.
Nel frattempo, il Senato federale degli Stati Uniti sta valutando l’approvazione di una normativa antidiscriminazione che garantirebbe il mantenimento della net neutrality , tema particolarmente caro ai content provider . “Vogliamo che la neutralità venga mantenuta in maniera ragionevole”, dice il vicepresidente di Amazon , Paul Misener, “non stiamo chiedendo di poter distribuire contenuti in downstream in modo totalmente gratuito”.
Il vicepresidente di AT&T è convinto che l’interesse degli editori digitali su questo tema e su “tutta la questione” si possa riassumere in tre parole: “Vendere film online”. Un servizio che implica grandi spese per gli operatori TLC: “Non possiamo dare linee veloci e dedicate in maniera del tutto gratuita”, specifica Cicconi, “non ce lo possiamo permettere”.
Il parere di AT&T è stato accolto favorevolmente dal numero uno della FCC , l’istituzione governativa degli Stati Uniti che legifera sulle telecomunicazioni: “Ormai il tema della neutralità della Rete è dappertutto, se ne sente parlare ovunque”, dice il direttore Kevin Martin, “finora siamo stati contrari all’eliminazione del principio di neutralità, ma ritengo opportuno che gli operatori debbano avere la possibilità di offrire servizi e prodotti differenziati”.
La strada verso una soluzione che possa accontentare ISP e content provider è ancora molto lunga. Gli esperti dell’ Annenberg Center for Communication dell’Università della California hanno analizzato la situazione ed hanno creato una lista di principi a cui entrambe le parti dovrebbero aderire: trasparenza, competitività, regolamentazione “leggera” da parte del governo, creazione di una “offerta minima” per le velocità di connettività broadband. Solo in questo modo, sostiene il ricercatore Jonathan Aronson, “è possibile garantire la vittoria di consumatori e grandi aziende”.
Tommaso Lombardi