La banda è illimitata finché non si oltrepassano certi limiti: si moltiplicano gli operatori statunitensi che ripensano la propria strategia di business e smettono di dispensare banda a profusione. Anche AT&T ha comunicato alla Federal Communication Commission di voler avviare una sperimentazione per sondare il terreno e misurare la reazione degli utenti, e anche il meno noto Frontier Communications ha imposto un limite alla banda illimitata.
AT&T aveva già preannunciato nei mesi scorsi una strategia per far fronte il consumo di banda: un ritocco ai prezzi al rialzo aveva preceduto il soffuso annuncio di cambio di prospettiva sull’illimitatezza della banda; un rappresentante dell’azienda aveva definito “inevitabile” la transizione ad un modello tariffario che dalle offerte flat cedesse il posto alle offerte a consumo. La giustificazione? “Il traffico sulla nostra rete cresce del 60 per cento ogni anno – spiegava nei mesi scorsi il dirigente di AT&T John Donovan – ma non crescono altrettanto i nostri guadagni”.
L’uno per cento degli utenti di AT&T sarebbe responsabile del 20 per cento del traffico di rete, il 5 per cento degli utenti sarebbe responsabile del 40 per cento del traffico: a parere dell’azienda, imporre un costo agli sconfinamenti dovrebbe incoraggiare gli utenti a non abusare della connettività e a servirsi della banda entro centri limiti. Limiti che, a parere di AT&T, oscillano da una soglia di 20 GB a una più generosa soglia di 150 GB , oltrepassati i quali all’utente sarà chiesto di contribuire con un dollaro per ogni GB. La sperimentazione, avviata il primo giorno di novembre per i nuovi abbonati nello stato del Nevada, istituisce la soglia di 150 GB: gli utenti vengono dotati di un contatore di traffico, verranno avvisati una volta consumato l’80 per cento di quanto loro concesso, AT&T magnanimamente inizierà a tariffare solo dopo il secondo sconfinamento dai limiti.
Se l’offerta di AT&T, ancora da declinare in proposte di abbonamento, si configura meno permissiva rispetto a quella di Comcast, che ha tracciato la soglia a 250 GB, appare decisamente più generosa rispetto a quelle stabilite da Time Warner, dai 5 ai 40 GB, e da Frontier Communications, ISP che nei giorni scorsi ha annunciato di voler procedere alla transizione alle offerte a consumo. Frontier Communications, che raccoglie l’utenza delle zone rurali di 25 stati americani, ha stabilito il limite a 5 GB tra upload e download , riservandosi la possibilità di differenziare e ampliare l’offerta su diversi mercati. In ogni caso è imprescindibile, spiegano dai vertici dell’azienda, la transizione a un modello a consumo: “Tutte le reti devono muovere verso questo paradigma se intendono continuare a guadagnare”.
Gli ISP lamentano di non riuscire a sostenere il ritmo del traffico e dell’ evolvere del mercato dei contenuti : c’è chi, oltreoceano così come in Italia , ricorre ai filtri per scongiurare gli ingorghi, c’è chi chiede sovvenzioni ai fornitori di contenuti troppo avidi di banda. Ma sono soluzioni che attentano alla neutralità della rete e che spingono un numero sempre maggiore di provider a guardare al modello australiano della connettività a consumo. Ma, osservano in molti, non si tratta di una scelta lungimirante: le soglie di traffico rischiano di ostacolare l’avvento e l’affermazione di modelli di business e di servizi online che necessitano di essere alimentati con banda a profusione.
Gaia Bottà