Frammenti di una visione strategica, inviati all’attenzione di Victoria Espinel, la cyberzarina voluta dal Presidente statunitense Barack Obama come Intellectual Property Enforcement Coordinator . AT&T non sembra aver voglia di interpretare il delicato ruolo del poliziotto della Rete, in continuo pattugliamento nei selvaggi territori online del P2P.
Secondo la telco texana , nessun soggetto privato dovrebbe fregiarsi di un distintivo da sceriffo del web, tagliando fuori dalla Rete un comune netizen senza l’autorizzazione a procedere da parte di un tribunale o di una precisa decisione governativa. Anzi, trasformare un provider in un’entità giudiziaria potrebbe generare enormi conseguenze.
Suonano sorprendenti le dichiarazioni del provider, nel classico stile attivista dei difensori dei netizen. AT&T avrebbe illustrato a Victoria Espinel il pericolo derivante dal disconnettere l’intestatario di una connessione qualora qualcun altro vi ci sia intrufolato per effettuare downloading illecito .
I responsabili di AT&T avrebbero infine espresso le loro più sentite preoccupazioni, nella tutela del diritto dei netizen ad avere libero accesso a servizi fondamentali come quelli legati alla salute, al trasferimento di denaro, all’insegnamento. In linea con quanto già dichiarato dal dirigente Jim Cicconi, che aveva assicurato : “in nessuna circostanza sospenderemo o concluderemo la fornitura di un servizio sulla base di un’accusa che provenga da terze parti”.
E infatti – come sottolineato anche lo scorso anno – AT&T si muoverà soltanto dopo che l’autorità giudiziaria abbia dato il suo parere. La telco texana non ha mostrato quindi particolare premura affinché un regime come quello introdotto dalla dottrina Sarkozy non venga adottato in territorio a stelle e strisce. Solo che ad implementarlo e gestirlo dovrebbe pensarci il governo .
Tra le proposte inviate alla nuova cyberzarina , quella di stilare una blacklist di siti legati al file sharing illecito. Il Department of Justice dovrebbe quindi farsi carico dell’ eventuale blocco degli spazi online che attentino al copyright. E non è tutto.
AT&T crede anche che l’attuale processo di individuazione e punizione dei vari torrentisti sia troppo lungo e complesso. Bisognerebbe guardare invece alla Francia e al suo speciale ente governativo sulla violazione della proprietà intellettuale. A fare la parte dello sceriffo solerte dovrebbe quindi essere il governo degli Stati Uniti. Perché AT&T pensa alla famiglia a stelle e strisce.
Mauro Vecchio