Quando si tratta di broad band e nuove frontiere tecnologiche delle comunicazioni made in USA , AT&T sembra giocare il ruolo del Giano bifronte: da un lato il carrier statunitense si lamenta del sovrautilizzo della banda da parte dei suoi utenti mobile prospettando un ridimensionamento dei piani tariffari “illimitati”, si lamenta delle ” forzature ” della net neutrality e chiama in causa Google come un concorrente diretto nel mercato degli ISP; dall’altro lato invoca l’intervento governativo per mettere fine all’alimentazione forzata del vecchio network telefonico in favore di una prospettiva esclusivamente broad band.
La Federal Communications Commission del Congresso americano ha chiesto agli ISP di esprimersi sul futuro delle comunicazioni basate su IP (quindi telematiche), e AT&T ha risposto a sua volta con una richiesta che suona come un annuncio funereo per la rete PSTN (Public Switched Telephone Network) che trasporta i segnali vocali analogici sul doppino di rame.
L’inevitabile switch dall’analogico alle possibilità del digitale (prima fra tutte il VoIP) è già in atto, dice il carrier, e le regolamentazioni federali attualmente in vigore per favorire il mantenimento del network PSTN hanno effetti deleteri sullo sviluppo del mercato di servizi broad band e le finanze degli stessi ISP .
Il 99% dei cittadini statunitensi può giovarsi della copertura della telefonia cellulare, continua AT&T, l’86% sottoscrive piani wireless in abbonamento mentre le linee “di terra” si estinguono a un ritmo di 700mila ogni mese. “Allo stesso tempo – si legge nella lettera di AT&T a FCC – a causa degli alti costi fissi per la fornitura di servizi POTS ( plain old telephone service , ndr), ogni cliente che li abbandona fa crescere il costo per linea medio per fornire i clienti rimanenti. Con un prodotto obsoleto, ricavi in caduta libera e costi in crescita continua, il business POTS è insostenibile sul lungo periodo”.
AT&T non si limita però a fotografare la situazione dello switch da PSTN a Internet e wireless già in atto negli States, ma elargisce a FCC alcuni consigli su come i legislatori dovrebbero comportarsi per facilitare il passaggio. Il fulcro del discorso rimane ovviamente quello dei finanziamenti, e dei “disincentivi” attualmente in vigore per l’evoluzione tecnologica in favore della vecchia rete entrata in una spirale che non sembra lasciare scampo.
FCC dovrebbe trasferire l’elargizione di denaro pubblico dalla rete analogica ai finanziamenti per quella digitale, dice AT&T, incentivando altresì i provider a riempire i buchi nella copertura broad band nelle aree meno servite o non servite affatto. Il carrier statunitense suggerisce inoltre di stabilire una scadenza ben definita per lo spegnimento della PSTN e il passaggio a tecnologie più moderne; a quel punto, prospettano i più maligni, At&T potrà discutere (serenamente e pacatamente) di net neutrality e della congestione di rete causata degli “heavy user”.
Alfonso Maruccia