Nonostante il nucleo concettuale di una Rete aperta e trasparente sia da considerare un fattore cruciale per l’innovazione e la produzione di vaste opportunità, gli scopi ultimi della net neutrality andrebbero ingiustamente a minare la capacità delle telco di gestire i propri network . È questa in sintesi la posizione espressa da James Cicconi, vicepresidente di AT&T, che ha recentemente spedito una lettera all’attenzione della Federal Communications Commission (FCC) guidata da Julius Genachowski.
Il dibattito gira sempre attorno gli stessi temi, incentrato in particolare sui due nuovi principi introdotti da Genachowski a prevenire un uso discriminatorio da parte dei provider nei confronti di contenuti e applicazioni terze. Secondo il parere di AT&T , regole così strette al collo degli operatori della Rete andrebbero inevitabilmente a soffocare la crescita e la stessa stabilità di un ambiente come quello di Internet.
La telco texana ci ha comunque tenuto a precisare che la salvaguardia del carattere aperto della Rete sia d’importanza cruciale affinché tutti gli utenti abbiano l’opportunità di essere creatori dei propri contenuti. Perché tutto ciò avvenga, AT&T vorrebbe essere sicura che i principi proposti da FCC non vadano a limitare i suoi sforzi nel fornire una banda larga che sia universale e alla portata di tutti. Né che vadano a minacciare la capacità degli operatori di essere flessibili nella gestione dei propri network, in particolare per assicurare a tutti i clienti una stabile qualità di servizio.
La lettera di Cicconi prosegue trovando nelle precedenti posizioni di Google e Verizon un solido background e un positivo esempio da citare. BigG e la telco di New York si erano avventurate alla scoperta di un territorio comune sui temi principali della neutrality, un ammiccamento reciproco che aveva destato un certo imbarazzo dopo evidenti disaccordi tra le due protagoniste della Rete.
Le due società – stando al parere espresso da Cicconi nella lettera a FCC – sarebbero certamente impegnate nel preservare una libertà di scelta in un contesto assolutamente aperto di Internet. Come Google e Verizon, AT&T si è tuttavia schierata contro dei principi che andrebbero a impedire agli operatori di gestire problematiche come la congestione del traffico, oltre che attacchi informatici a base di spam, malware e DDoS.
Appare dunque curioso che la telco di San Antonio sia così preoccupata per le sorti future di gestione di Google, visto che era stata proprio lei a premere proprio presso la FCC per uno scrutinio approfondito dell’ affaire Google Voice. AT&T aveva parlato di pratiche marcatamente anti-competitive da parte di Mountain View, colpevole di aver bloccato le chiamate in uscita verso certe aree rurali degli Stati Uniti. I principi di Genachowski vorrebbero combattere fenomeni come questo, quindi non dovrebbero essere poi così spiacevoli per il gigante della telefonia statunitense.
Non certo entusiasta per la lettera di Cicconi, Public Knowledge , uno dei gruppi più attivi nella tutela della neutralità della Rete. Secondo il suo cofounder Gigi Sohn, la missiva di AT&T avrebbe introdotto delle distorsioni nelle posizioni pubbliche di altri (vedi Google e Verizon), tracciando inoltre una sorta di linea immaginaria tra differenti tipologie di discriminazione. Secondo Sohn , Cicconi vorrebbe condannare le discriminazioni irragionevoli, legittimando invece quelle frutto di pianificati accordi commerciali. “E questo non ha alcun senso”, ha concluso.
Mauro Vecchio