È una vicenda che risale addirittura al 1994, e coinvolge AT&T quando ancora l’attuale AT&T non esisteva se non in una miriade di provider minori (BellSouth, SBS, Ameritech, Prodigy). Tali operatori sono stati nel mirino di una class action risalente all’anno scorso, intentata contro la pratica illegale di vendere connessioni DSL con velocità effettive inferiori a quelle fatturate al cliente finale.
Nella class action avviata in una corte dell’Ohio, AT&T è chiamata a rispondere della politica aziendale in merito alla velocità delle connessioni, connessioni che secondo i promotori della causa venivano sovente commercializzate con un data rate superiore a quello che l’utente sperimentava nella pratica quotidiana. Il prezzo era giusto ma il traffico garantito inferiore.
AT&T continua a sostenere di non aver fatto nulla che potesse violare la legge statunitense , ma nonostante questo la società ha preferito la via dell’accordo extragiudiziale – in via di valutazione da parte dei giudici – invece della più dispendioso e problematico dibattimento in tribunale.
Chiunque avesse fruito di servizi DSL riconducibili ad AT&T, recita il sito web approntato per l’occasione, potrà fare richiesta di risarcimento online e attendere che la telco verifichi la situazione del cliente all’interno di un database. Qualora il servizio erogato risultasse “limitato a un rate inferiore al massimo previsto per il piano acquistato”, la società verserebbe 2,90 dollari per ogni mese in cui tale limite risultasse essere attivo.
Per chi invece avesse sperimentato velocità minime inferiori a quelle garantite dal proprio piano tariffario, AT&T ricompenserebbe il cliente con 2 dollari al mese per tutto il perdurare della situazione. AT&T ha previsto anche un – blando – pagamento per i clienti convinti di aver sperimentato rallentamenti ingiustificati anche qualora questi non fossero presenti nel succitato database. In questo caso la compensazione equivale nientemeno che a un pagamento singolo di 2 dollari .
Per AT&T il conto finale di una class action che si avvia a non essere mai dibattuta comprende anche un sostanzioso versamento in beneficenza (3,75 milioni di dollari) e la copertura delle spese legali. Che sono pari a 11 milioni di dollari.
Alfonso Maruccia