Fra le mani di Mark Klein, ex tecnico di AT&T, sono passati documenti che lo hanno fatto sobbalzare. Documenti che testimoniavano come la National Security Agency (NSA) americana si fosse infiltrata nell’azienda e potesse accedere a una mole immensa di dati riguardo ad email e log internet degli utenti.
Il tecnico, già testimone schierato a fianco di Electronic Frontier Foundation (EFF) nella class action contro AT&T, nei giorni scorsi ha raccontato la sua vita in azienda al Washington Post . Il suo obiettivo? Richiamare l’attenzione dei suoi concittadini sulla questione della multiforme sorveglianza di stato, che l’amministrazione USA sta tentando in ogni modo di legittimare. Anche appellandosi ad una recente sentenza che aveva decretato l’ incostituzionalità del Patriot Act.
I dati raccolti da AT&T, e girati a NSA, non riguarderebbero solo comunicazioni con l’estero: Klein ha ragione di credere che larga parte delle informazioni siano relative a comunicazioni, e al loro contenuto, scambiate fra cittadini americani , cosa che negli Stati Uniti viene vissuta dall’opinione pubblica come un vero e proprio tradimento.
Per giustificare la teoria, Klein cita la propria esperienza del 2003: in quel periodo fu incaricato di occuparsi della stanza segreta dalla quale AT&T operava il tentacolare monitoraggio del traffico internet che passava per la sua infrastruttura e per quella di altre 16 telco , forse ignare di tutto. “Stanno copiando l’intera Internet. Non avviene alcuna selezione – ricorda di aver pensato Klein mentre nel 2003 sfogliava dei documenti relativi alle tecnologie che operavano nella stanza segreta – La selezione forse avviene a posteriori, ma quando passano le informazioni al governo, passano proprio tutto “.
A testimonianza della sorveglianza sul contenuto del traffico Internet, Klein cita invece la presenza di NarusInsight , un semantic traffic analyzer che permette di risalire al contenuto delle email e delle telefonate VoIP che passano per un ISP, e di tracciare ogni sessione online degli utenti.
Klein ha intenzione di spiattellare tutto di fronte al Congresso , nel tentativo di persuadere senatori e rappresentanti a non coprire telco e ISP, ai quali Bush vorrebbe garantire un’ immunità retroattiva , in nome della sicurezza dello stato . Questa accortezza, voluta dal presidente, garantirebbe agli operatori di non dover fornire informazioni né di doversi giustificare riguardo alla pratiche di sorveglianza commissionate dal Governo. Ma “se le telco hanno fatto qualcosa di illegale e incostituzionale – ha spiegato Klein – dovranno patirne le conseguenze”.
Appare in accordo con l’ex dipendente AT&T anche il giudice Vaughn Walker, riporta Ars Technica . Ha stabilito che telco e ISP dovranno conservare i dati che testimoniano il loro coinvolgimento nello spionaggio di stato. Una decisione con la quale si intende prevenire la giustificazione delle aziende, che potrebbero imputare la distruzione di documenti fondamentali per eventuali indagini a loro carico ad indispensabili pratiche routinarie di riordino.
Gaia Bottà