Subito dopo l’uccisione di Thomas Matthew Crooks da parte dei Servizi Segreti, l’FBI ha prelevato lo smartphone del 20enne della Pennsylvania (non è noto il modello) per trovare eventuali prove e stabilire il movente dietro l’attentato contro Donald Trump. In poche ore, gli esperti sono riusciti ad accedere al dispositivo, come viene confermato nel comunicato stampa.
È facile aggirare le protezioni
Nel comunicato del 14 luglio è scritto che gli agenti dell’FBI hanno avviato un’indagine per ricostruire tutti i movimenti del 20enne prima dell’attentato. Tra le prove raccolte c’è anche il suo smartphone, ma non viene specificato marca e modello. A distanza di due giorni, i tecnici specialisti sono riusciti ad accedere al dispositivo.
L’FBI ha comunicato che gli agenti della polizia locale hanno tentato di accedere allo smartphone, senza successo. Lo sblocco è stato effettuato dagli esperti che lavorano nei laboratori a Quantico (Virginia). Non è nota la protezione attivata dall’attentatore. Secondo un esperto di sicurezza della Electronic Frontier Foundation, quasi tutti i dipartimenti di polizia degli Stati Uniti hanno un tool che consente l’estrazione dei dati.
Il suo nome è Cellebrite, sviluppato dall’omonima azienda israeliana. Un altro noto tool è GrayKey dell’azienda statunitense Grayshift (il costo è compreso tra 15.000 e 30.000 dollari). Questi software permettono di aggirare tutte le protezioni di iOS e Android.
Fino a qualche anno fa, le forze dell’ordine impiegavano settimane o mesi per sbloccare uno smartphone. Il caso più noto è quello del 2015, quando l’FBI chiese aiuto ad Apple per accedere all’iPhone di uno degli autori della strage di San Bernardino. L’azienda di Cupertino è stata denunciata per non aver rispettato l’ordine del giudice. L’FBI ha ritirato la denuncia tre mesi, in quanto i tecnici sono riusciti ad accedere all’iPhone con un tool venduto da un’azienda australiana.