Roma – Lo avevamo temuto in tanti ed è successo: per la prima volta una scuola italiana ha messo su un sistema avanzato di ripresa continua degli alunni che la frequentano , ragazzini delle elementari e delle medie. Si tratta di una scuola cattolica, l’istituto Capitanio di Bergamo, soggetto ai desideri della Curia vescovile, che possiede l’edificio.
Da quel che riferisce un articolo di Repubblica.it , siamo dinanzi ad uno spione elettronico composto da decine di telecamere piazzate nei corridoi, all’entrata della scuola e dei bagni. In più ogni classe è “tutelata” da due cam, una dietro la cattedra ed un’altra dietro gli studenti.
Il sistemone è integrato ad una connettività internet che consente ai genitori dotati di apposita password di collegarsi al sito della scuola e vedere in diretta quello che combina la propria prole.
Perché questo dispendio di energie tecnologiche? Per la sorveglianza, spiega il preside, perché in questo modo “sarà anche un deterrente per chi, magari con la scusa di andare in bagno, ne approfitta per chiacchierare in corridoio o fare scherzi ai compagni”. Guai! L’occhio elettronico di educatori e genitori è sempre in agguato.
Gli effetti dell’impianto sono molteplici. Da un lato si insegna ai più piccoli che essere sorvegliati è un bene , e non è dunque una condizione eccezionale dovuta ad eventi straordinari. Dall’altro si chiede loro di rinunciare alla propria spontaneità . Con il rischio di essere osservati in ogni momento della propria vita scolastica, i bambini dovranno apprendere un nuovo gioco: scovare gli angoli bui, quelli che sfuggono alle riprese impietose delle telecamere, e alternare momenti di segreta libertà agli spazi alla recitazione ufficiale dinanzi ad occhi elettronici.
Quanto durerà? Probabilmente poco, visto che in passato il Garante della privacy si è espresso con durezza verso misure di controllo audiovisivo che non fossero strettamente giustificate dalla necessità. Parlando di queste tecnologie usate a sproposito, Stefano Rodotà aveva detto con una chiarezza disarmante: “Questa inarrestabile pubblicizzazione degli spazi privati, questa continua esposizione a sguardi ignoti e indesiderati, incide sui comportamenti individuali e sociali. Sapersi scrutati riduce la spontaneità e la libertà “.
C’è da chiedersi se sia più sorprendente il provvedimento scolastico in sé, quello che ha portato i bambini in streaming web, o il fatto che nel 2004 il preside di una scuola senta come necessario e persino del tutto normale spiare e far spiare i propri alunni.