Ha destato piuttosto scalpore la nuova policy sulla privacy pubblicata da Muse Group all’inizio di luglio. Leggendo l’elenco dei dati raccolti sembra che Audacity sia diventato uno spyware (i primi fork sono già apparsi online). Il nuovo proprietario del software ha fornito alcuni chiarimenti sulla questione.
Audacity non è uno spyware
Muse Group ha assolutamente negato che i dati vengono condivisi o venduti con terze parti. In ogni caso il loro numero è piuttosto esiguo. Oltre al tipo di CPU e alla versione del sistema operativo viene registrato anche l’indirizzo IP, ma dopo 24 ore diventa irrecuperabile. Le informazioni relative agli errori vengono raccolte solo con il consenso degli utenti.
Nessun dato, oltre a quelli suindicati, viene fornito ai governi o alle forze di polizia. I dati sono eventualmente consegnati solo dopo una formale richiesta del tribunale. La nuova policy sulla privacy non si applica all’uso offline di Audacity (i dati sono trasmessi solo in presenza di collegamento ad Internet). Il team legale di Muse Group apporterà alcune modifiche per rendere più chiara la policy.
L’indirizzo IP, che diventa illeggibile dopo 24 ore, serve solo per offrire due nuove funzionalità che verranno introdotte nella prossima versione 3.0.3 del software, ovvero gli aggiornamenti automatici e la segnalazione degli errori (ma solo con il consenso degli utenti). Audacity 3.0.2 non raccoglie nessun dato, quindi si potrebbe anche evitare l’installazione dell’aggiornamento.
Muse Group non ha tuttavia chiarito il motivo per cui l’uso del software è vietato ai minori di 13 anni. La General Public License non prevede questa restrizione.