La crisi dei chip è la tempesta perfetta per il settore delle quattro ruote. Ad affermarlo il numero uno di Audi, brand che più di ogni altro contribuisce al business del gruppo Volkswagen. Una questione delicata, che ha già portato altre realtà dell’industria (Opel, tanto per restare in Germania) a rallentare o addirittura interrompere le linee di produzione.
La casa dei quattro cerchi e la carenza di semiconduttori
Il marchio è tra quelli che stanno affrontando un processo di transizione verso l’elettrico, con l’obiettivo di abbandonare gradualmente i modelli dotati di motore tradizionale in favore delle soluzioni a zero emissioni. Queste le parole del CEO Markus Duesmann, che anticipano l’apertura della conferenza Events Automotive 2021 organizzata da Reuters.
Abbiamo avuto una prima parte dell’anno molto solida. Ci aspettiamo una seconda metà molto più debole. Direi che stiamo gestendo la situazione in modo davvero buono, ma al momento si tratta di risolvere il problema giorno per giorno.
La carenza di semiconduttori non interessa solo l’industria dei veicoli, ma ogni settore con almeno un punto di contatto con il mondo tecnologico, innescando una catena di conseguenze che arriva a ripercuotersi anche sul prezzo finale dei prodotti. C’è addirittura chi, oltreoceano, per far fronte alla situazione attuale, invoca un ritorno alla Guerra Fredda, facendo leva sulla possibilità di invocare una legge vecchia oltre 70 anni per tornare a far correre i ritmi delle forniture.
Anche le istituzioni si sono mosse, in alcuni casi invocando il principio di sovranità digitale come nel caso del cosiddetto Chip Act al centro di un recente intervento della Commissione Europea. Queste le parole della presidente Ursula von der Leyen raccolte il mese scorso.
Permettetemi di citare, in particolare, i semiconduttori, quei minuscoli chip che fanno funzionare tutto: smartphone, scooter e monopattini elettrici, treni o intere fabbriche intelligenti. Non esiste digitale senza chip. Mentre parliamo, intere linee di produzione stanno già lavorando a velocità ridotta, nonostante la domanda crescente, proprio per la carenza di semiconduttori. Ma mentre la domanda mondiale è esplosa, la quota europea dell’intera catena del valore, dalla progettazione alla capacità di produzione, si è assottigliata. Ora dipendiamo dai chip di ultima generazione fabbricati in Asia. Lo scopo è creare insieme un ecosistema europeo dei chip che sia all’avanguardia, inclusa la produzione. Così ci garantiremo la sicurezza dell’approvvigionamento e svilupperemo nuovi mercati per una tecnologia europea innovativa.