I genitori non sanno svolgere il loro ruolo nei confronti dei minori online: sarebbe questo il messaggio trasmesso dal piano nazionale di filtraggio della rete, a parere del ministro ombra per la Banda larga, le Comunicazioni e l’Economia digitale australiano. Anche le autorità del paese si uniscono ai numerosi fronti che si sono scagliati contro il progetto dei filtri che di default priverebbero i cittadini della rete dei contenuti illegali e dei contenuti che lo stato ritiene inadatti.
Il ministro del governo ombra australiano Nick Minchin, si è rivolto ai media per esprimere il proprio parere riguardo al piano nazionale di setacci proposto dal ministro delle Comunicazioni Stephen Conroy e ancora in attesa di essere implementato . Si tratta di filtri irrevocabili , filtri che trattengono contenuti illegali, ma anche certa pornografia , il gioco d’azzardo , contenuti oggetto di discussioni come l’ eutanasia . A rimanere imbrigliati nelle maglie del controllo potrebbero essere anche pagine informative create ad esempio dalla comunità omosessuale o pagine dedicate al dibattito politico riguardo a temi sgraditi alle autorità.
“I 40 milioni di dollari stanziati per la policy di filtri obbligatori – si chiede Minchin – non sarebbero meglio spesi per alimentare fondi e risorse per le forze dell’ordine, per meglio equipaggiarne i membri affinché sappiano sbaragliare la produzione e le distribuzione della pedopornografia?”. A parere del ministro ombra, se l’obiettivo del governo è quello di arginare il business degli abusi sui minori che si intesse online, sarebbe più opportuno agire su questi traffici illegali piuttosto che nasconderli alla vista dei cittadini, insieme ad altro materiale perfettamente legale che a molti potrebbe non risultare sgradito .
Oltre a generare un grande numero di falsi positivi , oltre ad essere assolutamente inefficaci nel proteggere i minori dal materiale inadatto, “Gli esperti – ricorda inoltre Minchin – hanno mostrato come gli utenti esperti, usando varie tecniche inclusa la cifratura, possano aggirare i filtri, per fare in modo che tutti vedano ciò che si crede bloccato”. I filtri, inoltre, rischiano di intaccare la qualità dei servizi di connettività e potrebbero altresì risultare vettore per attacchi condotti da malintenzionati.
Parte della soluzione, spiega il ministro ombra, risiede piuttosto in sistemi di parental control scelti lato utente , tarati sulle esigenze delle famiglie e sul tipo di formazione che vogliono fornire ai propri figli: “Io stesso ho installato un filtro sui contenuti sul computer della mia famiglia e credo che sia uno strumento opportuno per fornire ai miei bambini una ulteriore protezione dall’esposizione a contenuti espliciti”. Minchin fa eco alle parole di genitori, di esperti e di associazioni a tutela dei diritti dei bambini : “Non ci sono sostituti tecnologici alla supervisione di un adulto ed è irresponsabile e ingannevole inferire qualcosa di diverso”.
Il ministro ombra non esita a ricordare che il governo, indaffarato nel rispondere alle proteste dei cittadini della rete e nel rimediare all’ ostruzionismo dei provider, ha tentato di mettere a tacere le fronde più polemiche nei confronti del sistema nazionale di filtering. “Penserete probabilmente che la rapida adozione di sistemi volontari di parental control rappresenti per il governo la priorità dei sistemi di filtraggio per le famiglie, ma probabilmente non è così – denuncia Michin – pare che il ministro impugni questi dati solo per giustificare in qualche modo la mano pesante del governo, l’approccio basato sul controllo invasivo”.
Gaia Bottà