Una lunga intervista con un reporter del broadcaster europeo SBS, che ha gettato più di un’ombra sulle attuali sorti di Julian Assange e del suo noto sito delle spifferate, Wikileaks. Intervenuto nel corso del programma Dateline , il founder australiano ha raccontato almeno due oscuri particolari, che hanno coinvolto di recente il suo status di cittadino aussie e in generale le attività dello stesso Wikileaks.
Stando a quanto riportato anche dal quotidiano degli antipodi The Age , Assange sarebbe stato trattenuto per circa 15 minuti dagli ufficiali di dogana dell’aeroporto di Melbourne. Un quarto d’ora in attesa di ricevere notizie sul suo passaporto, poco prima ritirato dagli agenti perché dall’aspetto vistosamente usurato .
Controlli di routine, che tuttavia hanno portato ad una spiacevole comunicazione: il passaporto di Assange verrà presto annullato . Nonostante lo stesso The Age abbia sottolineato come i documenti di viaggio del founder di Wikileaks siano stati trovati in regola dal database dell’aeroporto.
Ma – sempre nel corso dell’intervista con il giornalista di SBS – Assange non ha esitato a definire la sua stessa nazione d’origine come un luogo per lui non sicuro. Questo dal momento in cui ha ricevuto una comunicazione ufficiale da parte degli uffici del ministro per le Comunicazioni aussie Stephen Conroy, da tempo impegnato per l’introduzione di un vasto meccanismo di filtraggio di certi contenuti della Rete.
Tempo fa Wikileaks aveva infatti pubblicato la speciale lista nera dei siti redatta dalle autorità di Canberra: e c’erano spazi web non proprio legati a pedopornografia, violenza sui minori e gioco d’azzardo. Da qui, pare che le autorità aussie si siano rivolte alla polizia federale, affinché investighi sul sito di Assange. E dunque, Assange stesso rischia tra breve di veder ridotto o cancellato il suo diritto d’espatrio.
Mauro Vecchio