Dopo Apple , tocca ora a Google: le autorità fiscali australiane sono decise a mantenere il pugno di ferro nei confronti delle aziende IT che dirottano i propri profitti in paesi più morbidi quanto a riscossione delle imposte.
L’ azione del governo di Canberra si pone in linea con la politica adottata da Gran Bretagna e Germania, volta a convincere il G20 ad adottare misure efficaci che spingano le aziende multinazionali a versare il giusto ammontare di tributi .
La decisione arriva dopo le recenti indagini condotte da diversi governi europei che hanno appurato i meccanismi per mezzo dei quali le società che operano nel settore IT riescono ad aggirare, in modo lecito, i regimi fiscali più invadenti. L’arrivo di maggiori contributi fiscali, nelle intenzioni del Governo, servirà così a risanare il sistema australiano di riscossione delle imposte.
E i comportamenti di Google in fatto di tasse non passano inosservati neppure in Italia, dove la questione è arrivata in Parlamento grazie a una interrogazione presentato dal PD all’attenzione del ministro Grilli : al quale si chiedono chiarimenti circa il presunto mancato pagamento delle imposte da parte di Mountain View sulle attività realizzate nella penisola. ( C.S. )