Il governo di Canberra vuole scoprire perché in Australia i download di software, musica e giochi costano di più rispetto agli altri paesi. Il Ministro delle Comunicazioni, Stephen Conroy, ha fatto sapere che entro la fine dell’anno sarà avviata un’ inchiesta , all’interno del comitato permanente per le infrastrutture e le comunicazioni della Camera dei Rappresentanti, che indagherà su quella che ormai viene chiamata “la truffa dei prezzi”. Le più grandi aziende del settore IT , come Apple e Microsoft, dovranno spiegare in Parlamento perché un cittadino australiano deve pagare i loro servizi più di un cittadino statunitense.
“Ci sono prove che suggeriscono che, nel caso di prodotti e servizi distribuiti online, l’uso innovativo della tecnologia non è sempre abbinato a modelli di business innovativi – ha spiegato il Ministro Conroy – Le imprese e le famiglie australiane dovrebbero avere accesso ai servizi IT a un prezzo congruo rispetto agli altri mercati”.
Ed Husic, ii leader di un comitato che da oltre un anno cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla questione, ha affermato che ad essere maggiormente penalizzate da questa (apparentemente inspiegabile) differenza di prezzo sono le piccole e medie imprese che, per esempio, possono arrivare a pagare il download di software Adobe anche fino a mille euro in più rispetto ai colleghi USA .
Le aziende tirate in ballo affermano che i prezzi sono più elevati per le spese onerose da sostenere per la creazione dei centri di supporto, per il poco vantaggioso sistema fiscale e per le ridotte dimensioni del mercato australiano che conta 23 milioni di abitanti, vale a dire un terzo della popolazione del Regno Unito. In sostanza, la “lievitazione” dei prezzi è una strategia per chiudere in pareggio sul mercato di Canberra.
Nel frattempo, molti australiani tentano di gestire a modo loro la “truffa dei prezzi”: registrano indirizzi negli Stati Uniti e scaricano i prodotti digitali ai prezzi di mercato in vigore oltreoceano.
Gabriella Tesoro