Australia: linea dura contro gli hacker

Australia: linea dura contro gli hacker

Il governo australiano, già in prima linea nel censurare la rete, ha deciso che le aggressioni cyber di questi giorni sono colpa degli hacker che quindi devono essere puniti
Il governo australiano, già in prima linea nel censurare la rete, ha deciso che le aggressioni cyber di questi giorni sono colpa degli hacker che quindi devono essere puniti


Canberra (Australia) – Le aggressioni cyber di questi giorni contro alcuni dei siti più conosciuti della rete hanno avuto ripercussioni di vario genere. Tra queste, come previsto da qualcuno, anche il riemergere di una “linea dura” in termini legislativi. Questo è quanto sta accadendo in Australia, paese già finito in passato in prima pagina per gli atteggiamenti censori e per le leggi che limitano la libertà di espressione online.

Pare infatti che le autorità australiane considerino “gli hacker” colpevoli delle aggressioni cyber di questi giorni e, “per difendersi”, stiano pensando a varare dure leggi per portare in galera per anni chi si azzardasse a “sabotare” siti Web.

Se dovesse diventare legge, il nuovo Modem Criminal Code porterebbe dietro le sbarre per dieci anni chi compie azioni come quella prodotta contro Yahoo nei giorni scorsi, In una dichiarazione il ministro della Giustizia del paese dei canguri, Amanda Vanstone, ha affermato: “i recenti attacchi contro AOL e Yahoo, entrambi portali internet di grande rilievo, hanno messo in luce la necessità per la legge criminale di occuparsi delle azioni compiute da chi si adopera, senza autorizzazione, per impedire la comunicazione elettronica da o per un computer”.

Stando al ministro, “con il varo sempre più diffuso di nuove iniziative di comunicazione elettronica nell’economia Australiana e la crescita di internet come mezzo per lo shopping e il banking, la sicurezza e l’affidabilità di queste reti diventa di grande importanza per il nostro benessere economico”.

Ma la linea dura australiana ha vivaci sostenitori anche nella nazione digitalmente più progredita, gli Stati Uniti, dove sono in molti in questi giorni a sostenere misure “più forti” contro il “crimine informatico”. Anche per questo, il vicedirettore della divisione reati informatici del Dipartimento della Giustizia, Marc Zwillinger, ha ricordato che è reato federale punibile con la reclusione trasmettere un codice, un programma o un comando che danneggi un computer di un altro stato federale o straniero. La legge, ha detto Zwillinger, può colpire anche chi vive all’estero, cioè al di fuori degli USA.

Va detto che nel caso sia riconosciuto colpevole, l’autore di un crimine del genere rischia,per la legislazione americana, fino a cinque anni di galera e 250mila dollari di multa. La pena può arrivare a 10 anni in caso di recidiva?

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Pubblicato il
15 feb 2000
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