Il ministro delle comunicazioni del governo australiano capitanato da Kevin Rudd, principale promotore del piano per la costruzione di un National Broadband Network in fibra ottica, ha detto che “la guerra è finita”: le autorità nazionali hanno raggiunto un accordo con Telstra , incumbent locale e maggior provider del paese, per dividersi oneri e spese inerenti l’ambizioso piano di rinnovo della rete a banda larga.
Con NBN il governo prevede di portare una connessione a 100 Megabit nel 90 per cento delle case degli australiani, e per mettere in pratica un simile proposito ci vuole la fibra ottica e niente di meno. Per contro, Telstra è sempre stata recalcitrante all’idea di dover mettere mano a tutto il suo network in doppino di rame per trasportare le connessioni in fibra fino sotto agli abitati da servire.
Per risolvere l’empasse Rudd ha messo sul piatto del negoziato 11 miliardi di dollari australiani (quasi 8 miliardi di euro), 9 dei quali serviranno a garantire alla società dietro NBN l’accesso all’infrastruttura già esistente di proprietà di Telstra, e gli altri 2 verranno spesi per la nuova società che nascerà dall’accordo con le autorità. In cambio di questi 11 miliardi, Telstra si impegna ad ammodernare la rete con i cavi in fibra e a concederla in leasing a NBN per i prossimi anni.
Il governo dipinge l’accordo come un viatico per la concretizzazione del “sogno” di NBN, con il primo ministro Rudd che sottolinea la preziosa opportunità di diffondere la banda (più) larga dei 100 Megabit più velocemente, con maggiore efficienza e risparmiando sui costi complessivi. Sempre che, naturalmente, gli azionisti Telstra approvino il piano e i conservatori non vincano le prossime elezioni di ottobre: l’attuale opposizione parlamentare ha già fatto sapere di voler cancellare il piano NBN e le spese a esso connesse.
Resta infine da gestire il perdurante monopolio di Telstra sul mercato , una condizione che le autorità fanno mostra di voler affrontare imponendo all’ex-azienda statale la divisione dei suoi tanti business, inclusi i settori di vendita dei servizi all’ingrosso e al dettaglio.
Alfonso Maruccia