Impugnano il telefonino e scattano foto di sé in atteggiamenti lascivi. Le buttano nella mischia della rete, le diffondono a mezzo MMS o le inviano al giovane partner. In Australia i media lo chiamano sexting . Le forze dell’ordine la chiamano diffusione di pedopornografia.
Le autorità australiane si mostrano preoccupate, non hanno idea di come arginare un fenomeno in crescita: non sono persone mature a sfruttare le potenzialità del telefonino per ritrarsi, per provocare, per flirtare. A infilarsi in MMS pruriginosi sono i corpi dei minori. Lo fanno per gioco, lo fanno perché sono minacciati da coetanei. Pare che non abbiano padronanza del proprio corpo e della propria immagine , pare che un minore che diffonda immagini di minori presso altri coetanei venga considerato responsabile di aver diffuso immagini pedopornografiche .
A dimostrarlo ci sono i capi d’accusa che pendono su 32 adolescenti dello stato di Victoria. Non è chiaro se abbiano diffuso foto proprie o se abbiano rilanciato foto di coetanei, non è chiaro se abbiano estorto ai coetanei delle immagini o se le abbiano ricevute perché il mittente le ha scattate di sua spontanea volontà. Certo è che rischiano di essere considerati criminali sessuali.
Non esistono statistiche affidabili riguardo al fenomeno, non sono stati compiuti studi approfonditi a riguardo. A tracciare una panoramica parziale del sexting , dell’abitudine a s essaggiare, è un sondaggio non rappresentativo condotto da una rivista per adolescenti: il 40 per cento delle ragazze che hanno risposto ha confessato di aver ricevuto richieste di esibire il proprio corpo in immagini digitali . Ad alimentare polveroni e apprensioni ci sono esperte di cyberbullismo che si scagliano contro la negligenza dei genitori e personale scolastico che non sa come maneggiare e contenere il fenomeno. I sequestri non bastano, spiega il presidente dell’associazione dei dirigenti scolastici dello stato australiano: “La tecnologia mobile è incontenibile”.
Anche le forze dell’ordine sembrano disorientate. Se la prendono con i telefonini, si scagliano contro le reti di telefonia 3G: “è una tecnologia molto potente e dobbiamo insegnare ai nostri bambini come le immagini possono essere inoltrate con una velocità impressionante” riferisce l’ufficiale Campbell Davis, a capo della squadra che nello stato di Victoria si occupa di contrastare lo sfruttamento dei minori. L’ufficiale sorvola sul fatto che fatto che in Australia le accuse di essere coinvolti in traffici di pedopornografia non guardano in faccia a nessuno : chiunque diffonda o riceva un immagine che ritrae un minore in atteggiamenti lascivi sarà accusato di aver commesso un reato. Poco importa, come avviene in Italia, che si tratti di adolescenti che vogliano ingenuamente far colpo sui compagni di classe.
Gaia Bottà