A Pechino non basta che i produttori di game locali si accaparrino il 60 per cento del vasto mercato della Repubblica Popolare. Una regolamentazione recentemente introdotta renderà difficile ai produttori stranieri superare la Grande Muraglia e conquistare i gamer cinesi.
A stringere le redini del mercato è l’ organo statale che vigila su stampa ed editoria: a questo ente il compito di valutare il game e vagliarne il contenuto, stabilendo se il titolo sia adeguato per essere dato in pasto ai 40 milioni di gamer online cinesi. Prima di approdare sul mercato, il gioco subisce un complesso e selettivo processo di revisione: non deve attentare alla morale di stato, deve conformarsi alla cultura locale senza corrompere la rettitudine dei cittadini.
Non dovesse bastare questa barriera all’accesso, i censori pechinesi hanno recentemente approvato un provvedimento capace di ritardare ulteriormente l’introduzione di un prodotto videoludico online sul mercato locale: perché venga sottoposto all’analisi dell’organo di valutazione, il gioco non dovrà essere oggetto di controversie con produttori di game locali.
Il titolo non dovrà essere coinvolto in procedimenti legali di alcun tipo, non dovrà essere oggetto di denunce. Nel caso in cui finisca nel mirino di un’azienda locale, si dovrà attendere che il contenzioso sia sanato in tribunale o risolto con un accordo tra le parti: solo allora l’amministrazione di stampa e editoria potrà procedere alla revisione e alla eventuale approvazione del prodotto. In sostanza i competitor locali delle aziende occidentali avranno diritto di veto sull’introduzione di nuovi titoli.
Il provvedimento sembra non possa ripercuotersi su colossi della videoludica come World Of Warcraft , giocato da decine di milioni di utenti in tutto il mondo, capace di appassionare oltre tre milioni di gamer cinesi. Potrà invece contribuire in futuro a delineare una Cina videogiocata sempre più autarchica e protezionista, orgogliosa produttrice di game salutari , edificanti e certificati dalle autorità.
L’unico ostacolo a intralciare il successo dei produttori nazionali potrebbe essere l’ atteggiamento del pubblico: molti cittadini della Repubblica Popolare interpretano il gaming online come una minaccia per i giovani, minaccia che pende sulla sicurezza e sulla stabilità della nazione. A sfatare questo mito penserà nuovamente l’ente preposto alla certificazione dei contenuti: in vista criteri sempre più stringenti.
Gaia Bottà