Presto, ma molto presto a sentire quello che dice il Times di Londra, il portale della lettura e della letteratura Scribd si potrebbe trovare in acque agitate. A scatenare la furia degli elementi, una che di magia se ne intende: la donna più ricca del Regno Unito, la scrittrice di una delle saghe più vendute della storia dell’editoria, la creatrice di Harry Potter e del suo universo fantastico, JK Rowling . A quanto si dice, infuriata per aver scovato le sue opere condivise indebitamente sul sito in Rete.
Secondo la ricostruzione del quotidiano, gli avvocati della scrittrice sarebbero partiti lancia in resta in seguito ad una segnalazione per ottenere l’immediata rimozione di tutti i contenuti appartenenti alla loro assistita: lo staff Scribd, da parte sua, si sarebbe mostrato collaborativo e avrebbe consentito la rimozione dei materiali sgraditi. Ma sotto accusa ora ci sarebbero le policy del sito, con maglie troppo larghe che farebbero passare anche ciò che online non dovrebbe finire : “Questi non sono altro che pirati, non dobbiamo cedere – spiega l’agente letterario Peter Cox – Non ci possiamo permettere di fare gli stessi errori dell’industria musicale”.
Su Scribd, in ogni caso, non ci sono soltanto materiali illegali: migliaia di documenti di pubblico dominio, caricati da gente comune e persino dallo staff del presidente USA Barack Obama, sono a disposizione dei milioni di visitatori che ogni giorno affollano le pagine del sito per essere scaricati direttamente sul proprio lettore di ebook o sul proprio computer. Ci sono anche titoli di letteratura contemporanea, caricati sulla piattaforma con il consenso di autori ed editori , allo scopo di allagare il pubblico potenziale dei lettori di un genere e far conoscere nomi nuovi a un target differente.
Lo staff del sito, inoltre, fa anche sapere di avere a disposizione dei detentori dei diritti un sistema di “notifica e rimozione” dei loro contenuti dal sistema: se un certo materiale viene individuato dal suo legittimo proprietario e segnalato allo staff, non solo viene rimosso ma il database interno viene aggiornato per impedire che in futuro lo stesso libro o documento possa venire nuovamente reso disponibile senza permesso . Ma per gli autori e gli editori non sarebbe abbastanza, sempre secondo il Times : “Spesso – conclude il quotidiano – questi ultimi non sono a conoscenza del fatto che la gente condivida illegalmente i loro libri”.
Da parte sua Scribd, sul blog aziendale , tenta di smorzare i toni della polemica . L’articolo del Times sarebbe “fuorviante” e comprenderebbe “errori che vanno corretti”. Nessuna azione legale sarebbe stata intentata contro Scribd, a differenza di quanto si evinceva dalla prima stesura del quotidiano britannico, e le tecniche di confronto del materiale caricato con il database (ivi compresa la sezione proibita) sarebbero costantemente migliorate e rese più efficienti proprio per garantire ai legittimi proprietari di un opera il rispetto del diritto d’autore.
Insomma: se il pezzo del Times dovesse essere misurato dalla storpiatura del cognome del CEO di Scribd (chiamato Trip Adkins al posto di Trip Adler), così dice l’azienda, forse varrebbe la pena di sentire qualche altra campana prima di esprimere un giudizio sulla vicenda. Probabilmente, comunque, a Scribd non farebbe piacere ritrovarsi nello stesso oceano di guai in cui annaspa Google con la causa intentata da Viacom contro il suo portale di videosharing YouTube (per non parlare dell’equivalente italiana lanciata da Mediaset): di qui l’esigenza di chiarire, al più presto, la sua totale accondiscendenza alle richieste degli autori.
Luca Annunziata