Sulla base di alcune indiscrezioni portate online da un anonimo whistleblower, emergono importanti accuse contro AVA Labs e la criptovaluta AVAX. Una storia tutta da dimostrare, ma che ha lasciato immediatamente pesanti strascichi in virtù delle attività che in seno al mondo Avalanche sarebbero state portate avanti contro altri attori del mondo crypto.
Sulla base di quanto spiegato, infatti, Ava Labs avrebbe costruito i propri affari facendosi forza dello studio legale Roche Freedman: l’accordo prevedeva, secondo i leak, criptovalute e quote dell’azienda in cambio di informazioni relative ad altre aziende rivali. Token in cambio di informazioni e azioni legali ostruzionistiche contro la concorrenza, insomma: qualcosa che difficilmente le controparti potranno dimenticare con troppa facilità.
Il progetto sarebbe iniziato con la compresenza di Ava Labs e Roche Freedman presso lo stesso coworking, con il primo che avrebbe pagato i servizi dei secondi attraverso token che rappresentano più un proattivo co-interesse che non un pagamento a fronte di un servizio. Di qui le accuse di una partnership vera e propria tra le parti, con mutuo interesse ad affondare altri nomi per far spazio alle ambizioni di Avalanche. Il tutto adeguatamente documentato qui.
Emin Gün Sirer, CEO Ava Labs, ha immediatamente francobollato come “teoria cospirazionista priva di senso” l’insieme di informazioni pubblicate in queste ore. Ava Labs avrebbe peraltro messo nel mirino in passato anche Binance: il CEO Changpeng Zhao, in un tweet successivamente rimosso, ha spiegato di non avere certezze su queste informazioni, ma di volerci vedere chiaro.
I token AVAX sono arrivati a valere quasi 140 dollari a fine 2021, per poi cadere fino al minimo di 18 dollari toccati nella giornata di ieri: oggi il rimbalzo porta la valuta a quota 20 dollari, ma nel centro di un tiro incrociato che sembra voler fare terra bruciata attorno ad Ava Labs.