Michael Cohen, ex avvocato di Donald Trump, ha ammesso di aver usato citazioni di casi inesistenti generati da Google Bard. Questo clamoroso errore è stato scoperto dal giudice che doveva esaminare la richiesta di abbreviare la sua libertà vigilata e ottenere il permesso di viaggiare al di fuori degli Stati Uniti. Un simile inconveniente era già capitato ad un altro avvocato a fine maggio.
Allucinazioni legali
A fine dicembre 2018, Michael Cohen è stato dichiarato colpevole di finanziamento illecito della campagna elettorale del 2016, evasione fiscale e frode bancaria. Per questi e altri reati ha scontato tre anni di prigione ed è stato radiato dall’albo. Il suo avvocato, David Schwartz, ha presentato una mozione per chiedere una riduzione della libertà vigilata.
Nel documento sono citati tre casi a sostegno della richiesta. Questi casi, suggeriti dallo stesso Cohen, non esistono. Si tratta infatti di allucinazioni di Google Bard, ovvero casi reali combinati con l’immaginazione dell’intelligenza artificiale. Il giudice Jesse Furman ha scoperto che i tre casi non esistono e ha chiesto spiegazioni a Schwartz.
Cohen ha ammesso di aver fornito i casi al suo avvocato (che non ha effettuato nessuna verifica), credendo che Google Bard fosse un motore di ricerca avanzato. Schwartz rischia ora una sanzione. A fine maggio, un altro avvocato aveva citato casi inesistenti generati da ChatGPT, ricevendo una multa di 5.000 dollari.
Quanto accaduto potrebbe avere significative implicazioni sul processo contro Donald Trump. L’ex Presidente degli Stati Uniti è stato accusato di aver pagato il silenzio della pornostar Stormy Daniels. I 130.000 dollari sono stati pagati nel 2016 da Michael Cohen (all’epoca avvocato di Trump) che sarà un testimone chiave del processo.