Le aziende russe hanno iniziato ad utilizzare Bitcoin e altre criptovalute per i pagamenti internazionali. La conferma è arrivata dal Ministro delle finanze Anton Siluanov durante un’intervista. Questa possibilità è stata concessa dalla nuova legge approvata a fine luglio. Lo scopo è ovviamente quello di aggirare le sanzioni occidentali.
Si possono usare i Bitcoin, ma niente mining
In seguito all’invasione dell’Ucraina, Europa e Stati Uniti hanno introdotto varie sanzioni contro la Russia, tra cui il divieto di usare lo SWIFT per il trasferimento di fondi internazionali. Alcune banche lo usano ancora per i pagamenti verso Cina, Turchia e altri partner commerciali, ma rischiano ulteriori sanzioni.
Il Cremlino ha quindi introdotto una legge, approvata a fine luglio ed entrata in vigore a settembre, che consente alle aziende russe di utilizzare Bitcoin e altre monete digitali per i pagamenti internazionali. Il Ministro delle finanze ha confermato che le criptovalute permettono di aggirare le sanzioni.
In realtà, la Commissione europea ha specificato che le sanzioni coprono anche le criptovalute. Questa possibile scappatoia era stata evidenziata oltre due anni fa da quattro senatori democratici statunitensi presentando una specifica proposta di legge, ma è ancora ferma al Senato.
Nonostante l’uso legalizzato delle criptovalute, il governo russo ha recentemente vietato il mining in dieci regioni a partire dal 1 gennaio 2025. Il ban rimarrà in vigore fino al 15 marzo 2031. Il motivo è l’eccessivo consumo di elettricità. In altre parti della Russia è invece consentito, ma i “minatori” devono essere registrati al Ministero dello sviluppo digitale e dichiarare i guadagni all’agenzia fiscale.