Azure Stack, per arrivare là dove il cloud non è mai giunto prima

Azure Stack, per arrivare là dove il cloud non è mai giunto prima

Punto Informatico intervista Andrea Cardillo, direttore della divisione Cloud di Microsoft Italia. Per raccontare la strategia di Redmond nella rotta verso la nuvola
Punto Informatico intervista Andrea Cardillo, direttore della divisione Cloud di Microsoft Italia. Per raccontare la strategia di Redmond nella rotta verso la nuvola

Lo abbiamo ripetuto più volte sulle pagine di Punto Informatico : il mantra di Microsoft sotto la direzione di Satya Nadella è “mobile first, cloud first”, ovvero un cambiamento significativo di strategia e di approccio al proprio ecosistema e nel rapporto di Microsoft stessa con il resto del panorama informatico. Cambiamenti che seguono il cambiamento della stessa concezione dell’IT in azienda, e non solo, maturato a livello globale: con un approccio che si è mosso dalla semplice virtualizzazione allo spostamento in cloud di app e servizi , ma che oggi si misura anche con la necessità di rendere disponibili i dati in più formati e su più schermi, e con una maggiore attenzione a dove questi dati transitano e vengono stivati.

È in questa direzione che si muove Microsoft, dunque, e il lancio di una serie di servizi e tecnologie che si stanno succedendo in questi mesi mette in pratica l’editto di Nadella. L’ultimo dei tasselli aggiunti al puzzle è Azure Stack: si tratta di un’evoluzione che si aggiunge all’offerta attuale lato server e lato cloud di Redmond, sommandosi e non sostituendo il panorama attuale del cloud ibrido fin qui costituito da Windows Server, System Center e Azure. Azure Stack si aggiunge a quanto era già a disposizione degli amministratori di sistema e dei CIO offrendo una possibilità in più al già disponibile Azure Pack (che non viene accantonato): ovvero ricreare una infrastruttura cloud all’interno di un datacenter privato , in alternativa a una soluzione tradizionale on premise o a una migrazione completa nella nuvola, ma che condivide gli stessi strumenti e le stesse API e dunque può sfruttare lo stesso codice già scritto per la nuvola pubblica.

“Oggi in un datacenter privato ci sono prodotti come Windows Server, System Center e il più recente OMS, la nostra Operations Manager Suite che abbiamo lanciato lo scorso anno che permette di collezionare dati e log di più realtà informatiche con un’interfaccia user-friendly – spiega a Punto Informatico Andrea Cardillo , direttore della divisione Cloud&Enterprise di Microsoft Italia – Con questi prodotti è possibile collezionare informazioni, orchestrare le operazioni di un datacenter, proteggere i silos informatici e anche identificare e mitigare i maggiori rischi di attacco con un approccio reattivo e predittivo. Microsoft sta portando nel datacenter il management basato sul machine learning che ci sta aiutando a capire meglio come gestire le problematiche di questo settore: abbiamo una conoscenza ampia del workflow di tantissime realtà, e mettiamo questa conoscenza a disposizione dei nostri clienti”.

La conoscenza di queste realtà ha spinto però Microsoft a fare il passo in più: Azure Stack , che sarà rilasciato in versione definitiva nella seconda metà del 2016 e oggi è disponibile in preview, è un’arma in più nell’arsenale di chi deve erogare un servizio per clienti interni o esterni al perimetro aziendale (o di un ente pubblico). Quando si presentano le circostanze nelle quali una soluzione cloud potrebbe essere la migliore da percorrere, ma ci sono regole o esigenze strategiche che impongono la gestione diretta dei dati, Azure Stack può essere una soluzione: una infrastruttura cloud analoga a quella di Azure, installata on premise in un datacenter privato.

“Abbiamo pensato – continua Cardillo – che il lavoro sulla infrastruttura lo facciamo ormai da tempo su Azure, siamo già una piattaforma aperta su cui gira Linux ad esempio, eroghiamo servizi IaaS e PaaS: impacchettiamo questa architettura e questa intelligenza, inevitabilmente limitando alcune funzionalità, e la trasportiamo a casa del cliente. Quest’ultimo può installare Azure Stack sul proprio hardware, che lo possieda già o che lo acquisti seguendo i requisiti specificati da Microsoft, ottenendo prestazioni e funzioni coerenti con l’esperienza Azure”. Un’opportunità per i service provider per diventare fornitori di servizi cloud ai propri clienti .

Secondo il percorso tracciato da Cardillo, come detto, ci sono delle situazioni in cui il cloud può essere la risposta alle esigenze tecnologiche espresse da un cliente: ma ci sono delle condizioni che possono ostacolare l’adozione della nuvola, come l’esigenza di garantire una latenza di funzionamento il più bassa possibile o la volontà di un’azienda di mantenere in una propria struttura i dati che conserva sulle proprie attività. Azure Stack permette di fare proprio questo: i dati rimangono nei server aziendali , ma l’erogazione del servizio di accesso a tali dati avviene con un principio analogo a quello di Azure. La differenza principale tra Azure Stack e altri prodotti Microsoft, e soprattutto con la concorrenza, dovrebbe risiedere nel fatto che su questa tecnologia si possono costruire sia esperienze d’uso IaaS che PaaS (ma non arriva al SaaS di Office 365, ad esempio).

Un approccio che naturalmente ha i suoi vantaggi e qualche svantaggio. Il vantaggio più evidente è ovviamente il fatto che si metta in piedi una infrastruttura moderna e flessibile, che permette di introdurre tecnologia di questo tipo anche in contesti dove vi sia una certa ritrosia a traghettare l’intera infrastruttura IT verso un datacenter altrui, e che consente di sfruttare codice di applicazioni e servizi di nuova generazione . Lo svantaggio è che, a differenza di quanto accade nei datacenter Microsoft distribuiti in tutto il mondo, per forza di cose la gestione dell’hardware e degli aggiornamenti seguirà un calendario improntato al budget e alle priorità aziendali e non orientata alla gestione della massima efficienza per il servizio. Un compromesso, inevitabile, che tuttavia potrebbe essere più che accettabile.

“Microsoft pensa che il futuro del cloud sia esclusivamente ibrido o comunque fortemente ibrido – conclude Cardillo – Continueremo quindi a investire a livello globale su prodotti ibridi e on premise, come dimostra il fatto che prosegue lo sviluppo e il supporto di Windows Server 2016 e di Azure Pack, ma da parte nostra non c’è l’intenzione spasmodica di spingere per forza verso il cloud tutto. Abbiamo un cloud pubblico che mettiamo a disposizione dei nostri clienti, ma se hai Azure Stack in casa tua puoi usare tutto on premise: a loro volta i system integrator e gli altri nostri partner possono fungere da consulenti dei clienti per i quali sviluppare app e servizi, oppure strutturarsi e allargarsi diventando a loro volta fornitori di servizi e creando un canale di vendita”.

La versione di anteprima di Azure Stack, come detto, è già disponibile assieme ai requisiti hardware per la sua installazione . Il prodotto sarà lanciato entro la fine dell’anno e seguirà lo stesso percorso già intrapreso con Windows 10: aggiornamenti cadenzati con una certa frequenza , ma con “scalini” il più possibili sottili per ridurre al massimo le valutazioni da fare prima di procedere all’applicazione delle patch. Nell’elaborare questi aggiornamenti Microsoft terrà anche conto del feedback fornito dagli utenti e delle loro richieste : manca per ora una roadmap precisa di come si evolverà questo prodotto, ma verrà probabilmente fornita contestualmente all’annuncio della data ufficiale di rilascio finale.

a cura di Luca Annunziata

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Pubblicato il
5 feb 2016
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