“Baby Shark doo doo doo doo doo doooo“: il 90% di chi lo legge lo sta canticchiando, il restante 10% mente. Del resto è innegabile: al netto di qualsiasi giudizio nel merito, è indiscutibilmente questo uno dei più grandi successi musicali al mondo. Se ancora non ha invaso la tua quotidianità, se ancora non è diventato il brano più ascoltato sul tuo account Spotify, se ancora non è diventato elemento fisso della tua giornata, significa semplicemente che in casa non hai pargoletti che hanno dettato la loro legge. Ma i numeri non mentono: Baby Shark è il primo video ad aver superato quota 10 miliardi di visualizzazioni su YouTube.
Baby Shark 10 miliardi di volte
Il successo è firmato Pinkfong, è datato 2016 ed è basato su una semplice canzoncina per bambini il cui successo è dettato dalla commistione di due elementi: una musichetta facile (un ritornello ossessivo e banale) ed un video con cui imparare il balletto correlato. Nulla di diverso dai tormentoni estivi degli adulti, insomma, ma in salsa cartoon. Se non lo hai mai sentito, buon ascolto:
La canzone nasce da un vecchio brano tradizionale, è riarrangiato da Pinkfong e KizCastle ed è cantato da Bommie Catherine Han, Hope Marie Segoine, Anipen Matthew Digiacomo, Robert William Gardiner e Charity Wynn Segoine.
Con Baby Shark muovi le dita, con Daddy Shark muovi le braccia, con Grandma Shark muovi i pugnetti e via discorrendo: come “Gioca Jouer”… ma su YouTube e molti anni dopo.
Su YouTube è diventato il numero uno in assoluto, ma non basta: su Spotify è nelle playlist di qualsiasi genitore e su Just Dance è un dogma per chi esordisce sul gioco. Non si scappa, insomma: Baby Shark è un vero e proprio “meme” musicale che è diventato prodotto in sé: il gruppo Pinkfong opera oggi in partnership con app, giochi, show dal vivo, branded content, serie animate e altro ancora, costruendo su questo motivetto un vero e proprio impero da 10 miliardi di view.
Un successo mondiale basato su colore, simpatia e semplicità. Quel che piace ai bambini, o comunque a chiunque abbia quello spirito. Non c’è genitore che non lo abbia cantato e ballato, del resto.
“It’s the end, doo doo doo doo doo doo“.