Dopo due anni di indagini condotte da agenti sotto copertura sui server nascosti della rete Tor, la Polizia Postale ha nei giorni scorsi annunciato la conclusione dell’Operazione Babylon contro un marketplace anonimo (ma non troppo) di matrice italiana. Su Babylon si faceva commercio di ogni sorta di contenuti e dispositivi illegali, sostiene la Polizia Postale, al punto da poter confrontare il network con l’oramai famigerato Silk Road caduto sotto il maglio della giustizia USA .
L’indagine su Babylon è partita due anni fa a opera degli agenti del Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia On line (C.N.C.P.O.), ed era prevedibilmente focalizzata sui contenuti frutto degli abusi sui minori e la circolazione di materiale illecito sulla rete anonimizzatrice di Tor.
Supportati dallo European Cybercrime Centre (EC3) dell’Europol, gli agenti del CNCPO hanno quindi scoperto una community che contava 14mila iscritti ufficiali, 170mila soggetti partecipanti totali, 12 hidden service accessibili solo all’interno della rete Tor e sequestrato 11mila wallet di criptomoneta contenenti un non meglio specificato quantitativo di unità Bitcoin.
Il pedoporno era uno dei focus di Babylon, spiega la Polizia Postale, ma non era certo il solo: sulla rete nascosta italiani e stranieri si scambiavano “migliaia” di immagini illegali, armi, droga, “kit” per la clonazione di carte di credito, documenti di identità e altro ancora, un vero e proprio supermercato dell’illecito che aveva in un cittadino del Belpaese – e un campano per la precisione – uno dei suoi “cervelli” di controllo principali.
Nel descrivere l’Operazione Babylon, il procuratore aggiunto della Procura distrettuale di Roma Michele Prestipino (che ha coordinato l’indagine) ha parlato di “un’indagine modello” che dimostra il livello di professionalità degli investigatori della Polizia Postale: entrare nella darknet italiana è stato “estremamente difficile”, ha continuato Prestipino, e ha permesso di scoperchiare un vero e proprio vaso di Pandora da cui nascono scenari investigativi completamente nuovi.
Il mondo delle darknet usate per scopi illeciti è d’altronde da tempo nel mirino delle autorità di polizia internazionali, e non è un caso che l’Interpol – la più “internazionale” delle forze di polizia con i suoi membri appartenenti a 190 diversi paesi del mondo – abbia recentemente tenuto un corso di addestramento di cinque giorni focalizzato proprio sul funzionamento di una rete nascosta, ricreata virtualmente dai tecnici del Cyber Research Lab dell’agenzia.
Alfonso Maruccia