Oggi forse Baidu ha qualche problema con le major del disco e con certi link a truffe mascherate da servizi medici. Ma, sul lungo termine, la net-corporation più nota della locomotiva economica cinese pensa in grande, e vuole addirittura superare Google sul suo stesso terreno , vale a dire la capacità di indicizzare i contenuti di rete per servirli come risultati alle ricerche degli utenti.
Si parla, secondo quanto affermato da Baidu, di contenuti “invisibili”: quel genere di informazioni che dorme indisturbato sotto la superficie del web fatto di parole e che non è attualmente raggiungibile dai crawler automatici. Immagini, file PDF, documenti variamente formattati e codificati, video in streaming, il web invisibile rappresenterebbe secondo le stime di Baidu il 99,8% della rete reale , una rete che non può in alcun modo essere raggiunta con una ricerca sui tanti servizi offerti da Google o chiunque altro.
A dirla tutta, già da tempo Google pensa a introdurre “intelligenza” nei suoi algoritmi di indicizzazione per scandagliare l’iceberg massivo dell’informazione invisibile della Internet mondiale , integrando i contenuti in formato Flash e poi tutto il resto , ma Baidu ha deciso di lanciare una sfida in grande stile al colosso di Mountain View.
Lavorando nel nuovo centro di ricerca&sviluppo appena inaugurato a Shangai, 1.000 dei 2.000 ingegneri del “core” dell’azienda daranno vita al cosiddetto “Progetto Aladino”, che metterà istantaneamente a disposizione dei netizen l’oceano i dati ora nascosti da un velo di parole, alla stessa stregua in cui la lampada protagonista di uno dei racconti de “Le Mille e una Notte” aveva la capacità di esaudire istantaneamente (quasi) ogni desiderio del suo padrone .
La rete del futuro necessita di un riflettore acceso dove sinora nessuna luce è mai arrivata, dice il CTO di Baidu, Li Yinan, anche se nel presente la corporation deve occuparsi di faccende più prosaiche come il cambio di nome ufficiale da Baidu.com a Baidu, Inc. Un cambiamento che, per quanto minimo, alimenta ulteriormente l’idea che la società desideri espandere i propri orizzonti tecnologici e di business al di là di un semplice URL identificativo.
Alfonso Maruccia