Quando il business si fa duro, Steve Ballmer entra in gioco per difendere gli asset della sua azienda senza la paura di mettere assieme, davanti a una platea composta da utenti aziendali, concetti apparentemente antitetici come il risparmio dei costi e l’acquisto di un po’ di nuove, scintillanti copie di Windows 7. Il sistema operativo della rivalsa in dirittura d’arrivo nei prossimi giorni.
Poco propenso ai fuochi d’artificio, Ballmer passa in rassegna le funzionalità di Seven rimarcando con particolare forza le nuove caratteristiche di sicurezza, per cui il dirigente dice di voler fare concorrenza ai tech-demo in quanto a esaltazioni della bontà delle scelte tecnologiche di Redmond.
Ma a parte questo il discorso del CEO Microsoft è incentrato sui supposti benefici del passaggio a Windows 7, quantificabili in una riduzione dei costi annuali complessivi per ogni computer aziendale di 90-160 dollari. Non solo la nuova interfaccia grafica, la taskbar ammodernata e resa più funzionale e flessibile, la rinnovata connettività a gruppi di lavoro, a risorse remote gestite in maniera centralizzata e trasparente agli occhi dell’utente aumenteranno la produttività, ma la intrinseca robustezza superiore di Seven farà si che occorrerà spendere molto meno per il supporto al sistema operativo.
In questo senso Seven andrebbe a integrarsi perfettamente nel nuovo ambiente economico che condiziona la vita delle persone e delle aziende, dice Ballmer, e lo ribadisce in una lettera inviata a un ambiente in cui non si spendono più cifre folli e ci si aspetta di fare di più con meno. La nuova efficienza o “nuova normalità” (“new normal” in originale), sostiene Ballmer, è una necessità vitale che offre ampi margini di miglioramento a Microsoft e all’industria IT nel suo complesso.
Ma quando si tratta di vestire i panni del “fan” della sua stessa azienda per parlar male della concorrenza (in questo caso nel mercato dei browser web), Ballmer abbandona una parte del suo “corporate speech” e torna a fare mostra del colore che amici e avversari gli riconoscono: con il suo 74 per cento scarso di market share Internet Explorer rimane il browser da battere , dice in sostanza l’executive in un’intervista a TechCrunch , Firefox è l’unico concorrente serio che abbiamo e il resto della truppaglia di navigatori “alternativi”, Safari e Chrome in primis, rappresenta solo qualche “errore di arrotondamento” nelle statistiche e poco altro.
A lungo andare la concorrenza favorisce Microsoft che sente la pressione di dover fare meglio con le nuove release di Internet Explorer, concede Ballmer, ma con il suo Chrome Frame Google più che alla competizione dei browser pensa soprattutto al controllo dell’ambiente operativo degli utenti al contrario di quanto fanno altri (vedi Mozilla Firefox).
Ballmer ne ha pure per Apple, i suoi PC “prezzolati” e il sistema operativo Snow Leopard , ambito in cui il dirigente si dice ancora forte perché Microsoft guadagna fette di mercato su un concorrente il cui modello di business è dispendioso per antonomasia . Windows, e in particolare il nuovo Seven, continuerà insomma a reggere adeguatamente l’urto dei tanti attacchi condotti al predominio di Redmond sul software e il computing personale, dice Ballmer, con tanti saluti ai desideri di espansione di Mac OS X, Android, Linux, Chrome OS e compagnia.
Alfonso Maruccia