Non più un PC su ogni scrivania con sopra software Microsoft, come diceva il fondatore William H. Gates III, ma un vero e proprio ecosistema targato Redmond dentro cui far muovere consumatori di ogni tipo. Steve Ballmer, successore di Bill alla guida di BigM, mette nero su bianco quanto era già evidente da qualche mese: ovvero, scrive nella sua lettera agli investitori , che la sua azienda sta cambiando sotto la sua guida, e che oggi più che mai non basterà un software vincente (come Windows) a decretare successo (che pure è solido al momento ) e sopravvivenza. Occorrerà fare qualcosa di più , e Microsoft si sta attrezzando per questo: un cambio radicale già in corso .
Per la prima volta , probabilmente, Ballmer mette nero su bianco il seguente concetto: Microsoft è oggi un’azienda di device e servizi , non più semplicemente un produttore software. Questo significa che a Redmond si studieranno soluzioni integrate che mettano assieme i vari strati che costituiscono l’esperienza finale degli utenti: chi vuole fare sul serio col software deve prodursi il suo hardware, diceva Alan Kay (ideatore dell’aforisma tanto caro a Steve Jobs), e il CEO di BigM lascia intendere che Surface non sarà un’episodio isolato della prossima strategia aziendale (come non lo è stato Xbox). I partner continueranno a ricoprire un ruolo importante ( niente più “developer, developer, developer”), ma per talune specifiche iniziative e mercati Microsoft intende mettersi in proprio e curare l’intera filiera che porta fin sulle scrivanie e nelle tasche e nelle borse dei suoi clienti. Le licenze da sole, probabilmente, non basteranno più .
In ballo ci sono molte questioni. L’esplosione del fenomeno ARM , grazie a terminali smartphone e tablet dotati di OS Apple e Google, ha creato un certo compiglio nel settore dell’elettronica di consumo, e ha messo davanti a tutti l’effettiva “anzianità” di un approccio al Personal Computer rimasto invariato da almeno 10 anni a questa parte: il mouse e la tastiera non sono più abbastanza in un mondo popolato da touchscreen, 3 o 4 ore di autonomia non sono sufficienti a chi passa fuori casa molto più di mezza giornata e ha bisogno di tenere sempre aggiornate le informazioni che può trarre dalla sua email, dalla rete aziendale, dai social network. Pertanto, se Microsoft vuole restare al passo nel settore consumer, deve misurarsi con queste novità: Surface RT è solo il primo passo, molto probabilmente ne seguiranno altri – sempre che non si voglia considerare i Windows Phone di Nokia come un altro esperimento in tal senso.
Lo stesso meccanismo vale per tutti gli altri settori: se è vero che negli ultimi trimestri BigM è stata tenuta a galla dalle divisioni business ed enterprise, tanto da far meritare ai loro manager dei bonus da milioni di dollari, è altrettanto vero che il panorama sta cambiando rapidamente. Il cloud computing è un imperativo che non può essere ignorato, e dunque occorre trovare il modo di sfruttare adeguatamente anche altri canali di approvvigionamento clienti: se questo significa sacrificare qualche installazione di Exchange per favorire l’adozione di altre soluzioni software per la comunicazione aziendale, se questo significa perdere qualche affare nella vendita di software aziendali a fronte di un maggiore interesse della clientela nelle web-app, pazienza.
Tutto ruoterà attorno a un solo marchio : Windows. La scelta onomastica è sempre più evidente negli ultimi tempi, così come è evidente l’intento di rendere più chiaro e lampante il progresso in corso sull’intera piattaforma nel corso del tempo. Windows 8 e Windows Phone 8 procedono quasi di pari passo nel loro sviluppo e disponibilità, lo stesso dicasi per la nuova versione di Windows Server, di Visual Studio e in misura minore di Office. Redmond punta a creare l’impressione nei suoi clienti (e potenziali tali) di avere un’unica piattaforma in grado di soddisfare le loro esigenze in ogni caso, integrando servizi e device (ecco che ritorna il concetto) per offrire in ogni contesto la risposta giusta. La stessa strada percorsa da Apple, che ha usato OS X come comun denominatore della sua equazione: Microsoft in più ci aggiunge tutti quei servizi business ed enterprise che fin qui Cupertino non ha voluto o saputo sviluppare, ottenendo quindi un catalogo molto vasto e variegato e soprattutto omogeneo.
Pare evidente che quella di Ballmer, in ogni caso, sia una mossa difensiva più che offensiva: il mercato è mutato attorno a Microsoft, e quindi Microsoft cambia per adattarsi al nuovo quadro. Internet, il mobile, i marketplace, i tablet, il cloud computing hanno cambiato le carte in tavola: in certi casi per BigM sarà possibile fare un passo avanti (per esempio lanciando un proprio PC come Surface o addirittura uno smartphone), in altri dovrà fare un passo indietro (alcuni suoi clienti potrebbero decidere di non seguire un approccio “mono-marca” per le soluzioni aziendali). Il CEO parla di “occasioni senza precedenti” a breve e a lungo termine, ma non c’è niente di scontato: per Microsoft, come per qualunque altra azienda (basti pensare a quanto sta passando HP per la propria ristrutturazione), affrontare questi cambiamenti richiederà parecchia fatica e una buona dose di fortuna. E se è risibile l’ipotesi secondo cui pesi massimi come Apple e Microsoft possano venire spazzati via dalla sera alla mattina dal mondo ICT, è decisamente più concreta la possibilità che in capo a qualche anno i rapporti di forza nel settore consumer e professionale possano essere molto diversi da quelli fin qui registrati.
Luca Annunziata