Nonostante l’ abbandono della posizione di CEO di Microsoft, Steve Ballmer continua a essere uno dei principali azionisti della corporation che ha contribuito a fondare decadi or sono; la sua opinione pesa, insomma, e il businessman – ora convertitosi a proprietario di una squadra di basket dell’NBA – non la manda esattamente a dire quando si tratta di criticare il modo in cui Microsoft comunica al pubblico i suoi risultati finanziari trimestrali.
Trimestre dopo trimestre, infatti, Redmond continua in questi anni a descrivere un business del cloud in pieno boom , ricavi in crescita e un futuro “post-PC” più che roseo per una delle aziende più PC-dipendenti del pianeta. “Stronzate”, ha dichiarato recentemente Ballmer , perché il modo in cui Microsoft riporta le sue performance non corrisponderebbe alla realtà dei fatti.
Microsoft stima i ricavi del cloud tramite “run rate”, una metrica calcolata sulle previsioni annuali piuttosto che sui guadagni veri e propri: se la corporation considera il cloud “un business chiave”, ha detto Ballmer, allora deve dire chiaro e tondo quanto ricava dagli abbonamenti a Office 365 e dai clienti che usano il computing distribuito di Azure. Tanto più che, aggiunge sempre Ballmer, i margini di guadagno dei servizi e hardware cloud sono molto inferiori a quelli del software in scatola o in digital delivery.
Ballmer se la prende anche con Windows Phone, un prodotto che Microsoft ha lanciato sotto la sua gestione e che continua a rappresentare un numero a dir poco marginale del mercato mondiale degli smartphone: le app “universali” di Windows “non funzioneranno”, sostiene il businessman, e Microsoft farebbe bene a progettare un sistema con cui far girare le app Android nativamente su Windows 10 Mobile. Come il caso Astoria dimostra , la prospettiva in tal senso è tutto fuorché positiva.
Microsoft intende trasformare Windows 10 in un sistema operativo universalmente accettato dagli utenti su PC, Xbox e mobile, ma gli utenti continuano a non dimostrarsi disposti ad adottare in massa il nuovo OS: le percentuali di adozione mensile del nuovo OS indietreggiano piuttosto che avanzare , con Windows 7 e persino Windows 8.1 a rappresentare una scelta migliore per le installazioni informatiche nonostante il costo zero (per il primo anno) dell’ultimo Windows a finestre, piastrelle e aggiornamenti forzati.
Parlando di update infine, Redmond ha rilasciato un nuovo pacchetto (KB3112336) per gli utenti di Windows 8.1 e Windows Server 2012 R2 pensato per rendere meno problematico il passaggio a Windows 10. Garantito il supporto a “scenari di upgrade aggiuntivi” e “un’esperienza più agevole” nel caso in cui fosse necessario ritentare l’operazione di aggiornamento in seguito a un tentativo non riuscito.
Alfonso Maruccia