In meno di una settimana, l’Indonesia ha bloccato le vendite di Apple iPhone e Google Pixel. Il ban è stato confermato dal portavoce del Ministro dell’Industria durante una conferenza stampa. Le due aziende non hanno rispettato la legge che obbliga i produttori ad utilizzare nei dispositivi almeno il 40% dei componenti realizzati nel paese. Le conseguenze dovrebbero però impattare poco sulle entrate.
Apple e Google violano le regole
In base ad una legge del 2017, i produttori di smartphone e tablet devono utilizzare almeno il 40% di “contenuti domestici” in Indonesia. Queste parole indicano l’uso di fornitori per i componenti hardware o sviluppatori di firmware. In alternativa devono investire in attività locali.
Apple aveva promesso di investire 1,7 trilioni di rupie. Il portavoce del Ministro dell’Industria ha comunicato che l’investimento è stato di 1,5 trilioni di rupie (circa 95 milioni di dollari) attraverso la creazione di quattro accademie per sviluppatori. Per questo motivo, da fine ottobre è vietata la vendita dei nuovi iPhone 16. È consentito però l’acquisto all’estero e l’uso personale.
Un simile ban è stato esteso a Google nel weekend. L’azienda di Mountain View non può vendere i suoi Pixel. Anche in questo caso è possibile l’acquisto all’estero perché i proprietari devono dichiararlo alla dogana e pagare i dazi obbligatori. Il governo ha minacciato azioni più drastiche contro negozi fisici e online che cercano di aggirare le regole. Potrebbero essere disattivati i codici IMEI, rendendo gli smartphone inutilizzabili con le reti telefoniche.
Altri produttori, tra cui Samsung e Xiaomi, ha aperto fabbriche in Indonesia. Il ban non dovrebbe avere conseguenze troppo negative per Apple e Google. Nessuno dei due produttori è nella top 5. I dispositivi più venduti sono quelli di Oppo, Samsung, Xiaomi, Vivo e Realme.