Ignazio Visco, Governatore della Banca d’Italia, ha presentato la relazione sulle attività 2020 ed è stata questa l’occasione per toccare alcuni importanti temi attorno ai quali va ad annodarsi il rapporto tra il mondo bancario e quello dell’innovazione: dal fintech alle valute digitali, passando per il rapporto tra banche e gli investimenti prossimi venturi, il rapporto sull’anno passato sembra più che altro una visione su quel che verrà alla luce di quanto accaduto. E c’è molta tecnologia in tutto ciò, perché la digitalizzazione sarà un driver fondamentale per la comprensione dei futuri snodi dell’economia internazionale.
Che i mondi bancario e finanziario siano di fronte ad una svolta epocale, del resto, è del tutto chiaro ormai da tempo. L’accelerazione della pandemia ha costretto però tutti a prendere consapevolezza di quanto accaduto, per prendere in mano il corso degli eventi e consentire alla Banca d’Italia di svolgere il proprio ruolo guida.
Milano Hub
Una delle novità indicate da Visco è nel ruolo di “Milano Hub“, il centro d’innovazione della Banca d’Italia e cuore, quindi, della lettura che la Banca sta facendo delle nuove dinamiche del digitale:
Oltre a proseguire nelle attività innovative volte a innalzare l’efficacia delle nostre funzioni, siamo impegnati a sostenere l’adozione delle tecnologie digitali da parte degli operatori del sistema finanziario. Il nostro nuovo centro di innovazione, Milano Hub, ha iniziato a operare con l’obiettivo di promuovere l’evoluzione digitale in ambito finanziario tra istituzioni pubbliche e private e favorire l’attrazione di investimenti e di talenti. La Banca d’Italia, attraverso le proprie competenze, offrirà un sostegno concreto allo studio e allo sviluppo dei progetti proposti dall’industria, dall’accademia e dai centri di ricerca in grado di apportare benefici al sistema finanziario e all’economia del Paese. Verrà in tal modo ampliata l’offerta di strumenti che favoriscono l’innovazione, che già annovera il Canale Fintech attraverso il quale gli operatori possono interagire con l’Istituto su tematiche anche di natura normativa.
Prima ancora di essere un laboratorio di realizzazione, Milano Hub sembra essere un centro studi fondamentale, una cartina di tornasole da utilizzare per andare a fondo sulle nuove dinamiche digitali dell’economia e creare coinvolgimento attorno alle iniziative della Banca.
Euro Digitale
Il percorso prevede la definizione di obiettivi quantitativi a livello globale sulle modalità di ampliamento dei collegamenti tra sistemi di pagamento locali, sull’attenuazione di frizioni regolamentari e operative e sulle tecnologie innovative. Rientrano in tale ambito l’analisi delle implicazioni normative e di vigilanza concernenti le cosiddette global stablecoins e approfondimenti sull’uso di valute digitali e la loro possibile emissione da parte delle banche centrali.
Con questa premessa, Ignazio Visco introduce la necessità di un maggior monitoraggio relativo alle “stablecoin” globali potenzialmente utili per le transazioni internazionali. Visco spiega che è fondamentale vigilare sul tema ed approfondire la questione relativa alle criptovalute, ma soprattutto vede un impegno proattivo della Banca e dell’Europa sulla questione:
A questo riguardo la Banca d’Italia è impegnata nell’Eurosistema nelle attività di analisi e sperimentazione di possibili soluzioni per l’introduzione di un euro digitale. È uno sviluppo, questo, da definire con cura tanto nei tempi quanto nelle modalità, anche sulla base delle indicazioni provenienti dalla consultazione pubblica appena conclusa. L’utilizzo della piattaforma TIPS predisposta dalla Banca per conto dell’Eurosistema per il regolamento dei pagamenti istantanei nell’area dell’euro potrebbe costituirne un fondamentale elemento.
La Banca predica comunque cautela perché un’innovazione troppo repentina rischia di lasciar feriti sulla propria strada. Durante la pandemia, in particolare, l’accelerazione sul fronte della digitalizzazione ha creato dinamiche poco inclusive che hanno tagliato fuori parte della popolazione dalle opportunità, aspetto sul quale ora la Banca ha il dovere di vigilare e intervenire:
Le analisi in corso mirano a individuare le migliori pratiche in materia di protezione del consumatore ed educazione finanziaria e digitale per il contenimento dei rischi, emersi durante la pandemia, di una digitalizzazione dei servizi finanziari poco inclusiva.
Aziende, giovani, sostenibilità
Alle aziende, Visco raccomanda investimenti strutturali: “Queste dovranno, nel loro stesso interesse, rafforzarsi sul piano dimensionale e su quello patrimoniale; sono necessari investimenti innovativi anche per una rapida sostituzione del capitale che l’accelerazione della transizione digitale e le necessità di sostenibilità ambientale rendono vieppiù obsoleto“. Ai giovani, invece, l’investimento raccomandato è in termini di formazione: “Non deve mancare l’impegno delle famiglie: superata questa difficile crisi, la risposta all’eccezionale numero di giovani ai margini del mercato del lavoro non può che risiedere nell’investimento in istruzione, formazione continua, cultura e conoscenza“.
Alle aziende è chiesto inoltre uno sforzo in termini di sostenibilità, aspetto su cui non c’è compagnia che non dovrà fare i conti. Secondo Visco gli investimenti “green” sono un dogma assoluto per l’azienda che intende rimanere sul mercato e appositi strumenti andranno individuati anche per consentire di prevedere il rischio ambientale per le proprie attività ed i propri investimenti. La transizione energetica e la sfida ecologica debbono dunque diventare elementi istituzionalizzati di valutazione, così che possano rientrare nelle prospettive di investimento come aspetti irrinunciabili di programmazione e definizione strategica.
Per tutti, però, un monito: uscendo dalla pandemia si andrà incontro alla realtà. Lo sblocco dei licenziamenti e l’impatto con un’economia non più drogata da stimoli eccezionali potrà creare profonde fratture alle quali occorrerà saper rispondere rapidamente ed in modo mirato: lo sa la politica, lo deve sapere anche la cittadinanza. Saremo di fronte ad un periodo complesso, fatto di grandi rischi e di grandi opportunità: dovrà evolvere il ruolo dello Stato (soprattutto in difesa dei più deboli), ma la società dovrà farsi trovare pronta nel momento in cui l’ombrello statale verrà meno e lascerà cittadini ed aziende esposti.
Sicurezza
Non vanno allo stesso tempo trascurati i rischi di natura cibernetica che la rivoluzione digitale comporta. Attività malevole e azioni criminali, in aumento, possono insidiare la sicurezza dei sistemi informatici e apportare danni economici agli intermediari e alla clientela.
Ignazio Visco puntualizza in modo chiaro come la Banca d’Italia non voglia cadere nelle mani del malaffare e che i rischi cibernetici sono invece un problema sempre più grande da affrontare. Ma il Governatore chiarisce anche come tali rischi siano da affrontare su più piani:
Assumono inoltre rilievo rischi operativi quali quelli connessi con il crescente ricorso all’esternalizzazione, spesso presso pochi operatori non soggetti a vigilanza, di fasi rilevanti di processi produttivi, il cui malfunzionamento può assumere rilevanza sistemica. Né va sottovalutato il pericolo di frodi, di comportamenti discriminatori, di un uso improprio dei dati personali generato da applicazioni che si avvalgono di big data e dell’intelligenza artificiale.
Il futuro dei pagamenti
Visco sottolinea infine quanto il mondo dei pagamenti (ma non solo) sia al centro di una grande rivoluzione:
La concorrenza è particolarmente elevata nel settore dei pagamenti, dove l’innovazione è stata favorita dalla regolamentazione europea che rende ora possibile l’offerta di servizi innovativi basati sull’accesso di “terze parti”, previo consenso, ai conti della clientela (l’open banking). Circa la metà degli investimenti in innovazione tecnologica programmati per il prossimo biennio da banche e intermediari non bancari risulta essere destinata a progetti di questo tipo.
Ma sottolinea inoltre come parte della rivoluzione sia “nascosta” dietro i pagamenti stessi. I servizi che supportano la circolazione “cashless”, infatti, hanno un altro lato della medaglia incentrata sulla gestione dei dati, fino a poter immaginare nuovi progetti al servizio dei finanziamenti ed in grado di sostituire quasi completamente (e con maggior precisione) il giudizio degli analisti. Logiche data-driven, insomma, potrebbero avere la meglio rispetto ai sistemi tradizionali e ciò merita una necessaria attenzione per le conseguenze che potrebbe comportare:
Si va diffondendo l’utilizzo di tecniche avanzate di valutazione del merito di credito che ricorrono a una molteplicità di dati, anche non strutturati. Valutazioni basate su algoritmi non possono sostituire completamente il giudizio formulato dagli analisti; aggiungendosi alle informazioni qualitative raccolte dagli intermediari, ne costituiranno però un complemento sempre più importante, in particolare per specifiche nicchie di mercato.