La Commissione UE ha visionato la strategia italiana di spesa dei fondi europei 2014-2020 destinati a banda larga e digitalizzazione della PA e trovato lacune e incongruenze rispetto ai canoni comunitari.
Il primo appunto europeo riguarda l’impostazione generale della strategia italiana: “Manca – secondo quanto scrive Bruxelles a Roma – l’affermazione di una regia nazionale” e vi sarebbe troppa indeterminatezza sulle motivazioni, gli obiettivi e le tempistiche delle azioni per la banda larga .
Ma non basta: secondo la Commissione si può migliorare in generale l’Agenda digitale, così come il Piano Strategico per la banda ultralarga. In totale si tratta di 351 rilievi al testo italiano , dalle norme sull’e-Governement e dell’e-Procurament al fatto che il documento italiano “non considera le competenze informatiche come competenze chiave per migliorare l’occupazione nonostante la loro importanza nell’attuale contesto economico”.
Per questo la Commissione chiede di rimetter mano al programma di investimenti italiani e alle modalità di gestione dei fondi europei. Un nuovo compito per il nuovo Governo italiano.
Il ministro dello sviluppo economico Federica Guidi, peraltro, alla Camera ha già riferito che occorre una “seria politica di digitalizzazione” per garantire lo sviluppo economico del paese e che è massimo l’impegno per l’agenda digitale.
Una dichiarazione di intenti che rischia di rimanere vuota: d’altronde il Presidente del Consiglio Matteo Renzi non ne ha parlato esplicitamente nel suo programma di governo, quindi potrebbe anche essere logico supporre che non sia più una questione prioritaria.
Il suo partito, invece, sembra stia presentando tempestivamente una proposta di legge contro l’ hate speech online. La deputata del PD Alessandra Moretti, dando seguito a quanto annunciato nel mese di febbraio, è intervenuta su Radio Radicale dicendo di voler presentare una proposta di legge che punta a creare un sistema “immediato e gratuito che permetta in sole 24 ore la rimozione di contenuti offensivi, denigratori e discriminatori dalla rete”. Sono 30 giorni il limite di tempo per presentare la nuova proposta di legge: tempo stabilito per analizzare le osservazioni arrivate “dal mondo dei blogger”, dell’associazionismo, da Save the Children a Telefono Azzurro, nonché per interloquire con i grandi operatori del settore come Google e Facebook.
Claudio Tamburrino