Su rete fissa la qualità delle connessioni italiane in banda larga sta vivendo una fase di preoccupante peggioramento negli ultimi tre anni. In un documento prodotto dal Ministero dello Sviluppo economico – successivamente pubblicato sul sito del quotidiano La Repubblica – l’analisi impietosa condotta dalla Fondazione Ugo Bordoni a partire da un totale di 120mila test effettuati dagli utenti tricolore con lo strumento ufficiale fornito dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) Misurainternet .
Nei risultati illustrati da La Repubblica , solo il 10 per cento degli abbonati ADSL 20 Megabit è stato in grado di raggiungere una velocità massima di 10 Megabit. In questo specifico campione di tester , il 30 per cento degli abbonati non è riuscito a superare la soglia dei 7 Megabit . Per avere un confronto temporale, i test effettuati nel 2011 permettevano la rilevazione di soglie, rispettivamente, del 30 e 50 per cento.
Le misure prese in esame sono relative a quegli utenti che hanno effettuato il test Nemesys , solitamente utilizzato per inviare reclami ai vari operatori del Belpaese. Il documento diramato dalla Fondazione Ugo Bordoni ha riportato anche altri risultati dal test di velocità SpeedTest (sempre fornito da Misurainternet) con esiti leggermente migliori. Il 30 per cento degli abbonati ADSL 7 Megabit arriverebbe ad un massimo di 4, comunque in peggioramento dal 45 per cento nel 2011 . Come riportato da La Repubblica , il documento sulla banda larga è stato prodotto nel corso di una riunione a porte chiuse all’interno del gruppo di lavoro presso la Presidenza del Consiglio. È la cosiddetta Unità di Missione guidata da Francesco Caio, che già aveva sollecitato ulteriori investimenti a livello strutturale per evitare un collasso dell’intera rete con l’aumento esponenziale degli abbonati e la scarsa lungimiranza nello sviluppo di banda ultra larga in fibra ottica.
Stando a quanto trapelato dalle fonti vicine ai tecnici che hanno preparato il rapporto, la platea di utenti italiani ADSL è cresciuta a ritmi più elevati rispetto al volume degli investimenti messi in campo dai vari operatori di rete. Se le connessioni 20 Megabit crescono, andranno inevitabilmente ad incidere sulla saturazione dei network in mancanza di allargamenti strutturali e milioni di euro da stanziare. Cancellati a luglio con il Decreto del Fare, i 20 milioni per il “completamento del Piano nazionale banda larga definito dal Ministero per lo Sviluppo economico” sono tornati in auge con l’Agenda Digitale nel maxi-emendamento alla legge di bilancio dello Stato italiano.
“Questi numeri sono la prova fondata di un allarme lanciato nei giorni scorsi da Francesco Caio, commissario nominato dal premier Enrico Letta all’Agenda Digitale. Caio aveva detto che la rete italiana rischia il crack senza nuovi investimenti, adesso c’è la conferma”, dice a Punto Informatico Alessandro Longo, giornalista che firma la notizia su Repubblica e responsabile di Agendadigitale.eu . “I dati infatti rivelano che negli ultimi anni gli investimenti non hanno tenuto il passo con la crescita degli utenti e delle connessioni ADSL 20 Megabit attivate. Visto che il peggioramento delle prestazioni riguarda le ADSL di tutti gli operatori, la via d’uscita, per evitare alla banda larga italiana un paradossale passo di gambero, sono investimenti a tutto tondo: non solo nelle nuove reti in fibra ottica ma anche nella dorsale che arriva alle centrali”.
Il rapporto “nuove statistiche di qualità per l’accesso alla Rete in Italia” ha portato anche alcuni risultati positivi: a partire da un deciso miglioramento delle velocità ADSL in modalità bitstream. In aggiunta, tra il 2012 e il 2013 è migliorata la qualità delle connessioni in mobilità.
Mauro Vecchio