È stato presentato oggi il progetto congiunto “2010 fibra ottica per l’Italia” di Vodafone, Wind e Fastweb, con il quale si prevede , per una prima fase, il cablaggio in fibra di 15 città italiane per un investimento complessivo di circa 2,5 miliardi di euro . Si attende ora di vedere se Telecom Italia intenderà collaborare con le tre, nonché il quadro regolamentare che verrà stabilito dal Governo.
La prima sperimentazione è prevista nell’area di Collina Fleming a Roma, e prevede di collegare circa 7mila abitazioni entro luglio 2010. Inizialmente considerato un piano per una rete in fibra ottica alternativa a Telecom, appare ora come un progetto aperto ai capitali e all’impegno di altri operatori, compresa Telecom, cui sarebbe richiesto di mettere in comune e a disposizione la rete esistente. D’altronde, hanno affermato i tre, “il mercato italiano è in grado di ripagare una sola rete di nuova generazione e la dimensione finanziaria dell’iniziativa richiede necessariamente la concreta disponibilità ad un progetto di condivisione degli investimenti”. E come ha spiegato l’AD di Wind, Luigi Gubitosi, “la fibra ottica nel paese non è un problema di una singola azienda ma di politica economica”: motivo per il quale non avrebbe senso “questo progetto senza Telcom, come non ha senso per Telecom fare il progetto senza di noi”.
Questo è, d’altronde, l’auspicio di Agcom e del viceministro Romani, che hanno espressamente chiarito la necessità del coinvolgimento di Telecom nel progetto. “Non credo che Fastweb, Wind e Vodafone vogliano fare una rete di nuova generazione senza Telecom Italia”, ha detto Calabrò auspicandosi il dialogo. Più diretto ancora Romani che, esprimendo comunque il proprio apprezzamento per il piano, ha affermato che “è obbligatorio coinvolgere Telecom Italia”.
L’AD di Telecom Italia Franco Bernabé si è peraltro già espresso a riguardo, affermando di essere pronto a cercare soluzioni comuni sulla rete per la Banda larga, ma con regole comuni e accordo . Bernabé ha inoltre affermato che “siamo pronti a condividere possibili infrastrutture, a esaminare proposte che vadano nella direzione di una miglior efficienza del sistema, ma questo non implica che cambieremo i nostri programmi di investimento sulla rete. Metteremo la fibra dove serve in coerenza con il nostro piano che resta quel che è”.
Bernabé ha poi rilanciato: “Telecom Italia è pronta, in coordinamento con l’Authority, a studiare lo switch off della rete in rame a Milano in vista dell’Expo 2015. Anziché polemizzare su cifre e problemi teorici, cominciamo a eliminare a Milano la vecchia rete in rame sostituendola con la nuova rete in fibra”. Milano, insomma, come banco di prova della possibile collaborazione e del quadro regolamentare/manageriale in cui si inserirà lo sviluppo della fibra ottica italiana. Anche in considerazione del fatto che il progetto One Network della Lombardia esclude Milano.
Oltre a Telecom, poi, è stato il Governo ad essere chiamato in causa nel progetto, con la richiesta dei proponenti di avviare il processo di creazione della “Società per la Fibra” chiamando al tavolo tutti gli operatori e le Istituzioni del settore .
Proprio in questi giorni il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito ha dovuto ritornare sulla questione del digital divide, affermando ] che “il Piano Nazionale Banda Larga sta andando avanti, soprattutto ottimizzando le risorse a disposizione”, tanto che “grazie agli interventi fino ad oggi avviati, si prevede che entro il 2010, altri 2,6 milioni di cittadini potranno connettersi”. E che entro il 2012 tutto il territorio dovrebbe essere coperto, cancellando il digital divide.
Pur rimanendo ancora congelati gli 800 milioni promessi, ha spiegato Vito, sono stati finora stanziali un totale di 135 milioni di euro (84 milioni statali e 51 milioni regionali ed europei) più i circa 150 milioni del “Piano di sviluppo rurale regionale per la Banda larga”.
Accanto alle risorse messe a disposizione del Governo e dei piani che verranno adottati, occorre peraltro verificare le modalità con cui si metteranno in pratica e le regole che si svilupperanno. Su questo tema arriva il monito di Assoprovider, affinché la corsa alla fibra “non diventi un cappio”. La preoccupazione, così espressa , è relativa alla necessità di tutelare la concorrenza in questo nuovo settore che rischia di venire annientata dagli incumbent . “Il bisogno del nostro paese di infrastrutture a banda ultralarga – dice l’organizzazione – non può e non deve essere l’occasione per rendere il futuro della collettività condizionabile da un gruppo ristretto e chiuso di operatori difficilmente descrivibili come benefattori del nostro paese, anche alla luce delle recenti vicende giudiziarie”.
La creazione di un polo forte, se non accompagnata da regolamenti efficaci, rischia di ridurre l’utente a non aver scelta , lasciando il mercato ingessato: “Le unità immobiliari infatti potrebbero perdere ongi possibilità di scegliere il fornitore anche al di fuori dei tre soggetti. Per superare in modo definitivo questo pericolo la soluzione è assegnare all’unita immobiliare il pieno controllo del mezzo trasmissivo ed in particolare per garantire l’indipendenza reciproca dei servizi è altamente auspicabile che il cablaggio passivo sia di tipo FTTH”.
“Senza una regolamentazione opportuna sull’uso di cavidotti esistenti e in costruzione – nota inoltre Assoprovider – il rischio è che l’operatore saturi volontariamente le risorse disponibili per impedire l’accesso ad altri operatori o per determinare a proprio piacimento il costo del transito per qualsiasi altro soggetto”.
Alla ricerca di soluzioni e possibili vie alternative alla connessione (e al mercato connesso) anche Tiscali, che ha, per esempio, lanciato Open-Net, una soluzione di “municipal wireless” ad hoc per le pubbliche amministrazioni interessate a dotare gli spazi pubblici ed aree comuni di hot spot per consentire la connessione alla Rete in maniera semplice e gratuita. Adattabile al singolo comune: “Una volta completata la semplice procedura di identificazione e registrazione via web o sms – spiega l’operatore – gli utenti potranno navigare e telefonare via Internet gratuitamente e senza limiti di tempo da tutti i punti di accesso della rete Open Net”. In attesa che i piani di medio e lungo periodo dei grandi gruppi e del Governo vengano messi in pratica, d’altronde, il problema italiano del digital divide rimane.
Claudio Tamburrino